Crescita, all’Abi un’agenda per le riforme

Non è un tavolo «politico», come conferma Emma Marcegaglia, quello che si è aperto ieri all’Abi. Per la prima volta senza il governo, 17 organizzazioni fra imprese, sindacati e associazioni di categoria si sono riunite all’Abi con l’obiettivo di tracciare un’agenda per le riforme. Un confronto a tutto campo per il rilancio della crescita e della competitività, come era stato proposto all’ultima assemblea di Confindustria.
Il tavolo avviato nella sede romana dell’Associazione bancaria è diverso dalle solite riunioni ecumeniche con le parti sociali e il governo. Imprese e sindacati sembrano convinti di accordarsi da soli, per poi spronare l’esecutivo ad agire. Per Raffaele Bonanni, è necessario attrarre investimenti concedendo «condizioni di vantaggio». «Ci vogliono incentivi, infrastrutture energia e meno tasse», dice il segretario della Cisl. Ritorna in campo anche la Cgil, dopo le prove di ricucitura da parte della Confindustria al convegno di Genova. «Il confronto con le imprese è utile», dice Guglielmo Epifani, che tuttavia rimarca ancora una volta l’accordo separato per i metalmeccanici. Scettico invece Luigi Angeletti (Uil), che ha poche aspettative dall’incontro imprese-sindacati.


Il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, in rappresentanza di Rete imprese Italia, chiede che venga riconosciuta la centralità della piccole impresa, e siano affrontate le due grandi emergenze, giovani e Mezzogiorno.

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