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Crespo scommette sull’Inter «Basta restare tranquilli»

Mancini senza voce «lascia» a Mihajlovic: «Le critiche ci hanno messo tanta rabbia in corpo. E finalmente siamo riusciti a non subire gol». L’argentino: «Non sono Ronaldinho ma mi diverto»

Claudio De Carli

da Roma

Il Mancio è sparito, è rimasto senza voce. Oppure anche lui è rimasto senza parole perché questa Inter, dopo l’ora di Firenze, ha tirato fuori dal cilindro l’ora e mezza dell’Olimpico. E qui la gente dell’Olimpico giallorosso era tutta a bocca aperta. Comunque è proprio tutto vero, Roberto Mancini giù in conferenza stampa non si è visto, a doppiarlo si è presentato Sinisa Mihajlovic, secondo in panchina: «Mi scuso – ha esordito -, Mancini è senza voce». C’è anche una sorta di spiegazione semi ufficiale: sarebbe tutta colpa di Patrick Vieira, o meglio dei due cartellini rifilati a Patrick Vieira: «Roberto si è arrabbiato moltissimo, e ha urlato a lungo. Noi in panchina però, il primo cartellino giallo proprio non l’abbiamo capito e se mi dite che il francese era stato graziato per altri falli non sanzionati, allora io vi ricordo di quelli di Panucci e Perrotta, ben più gravi. Ma vorrei non parlare di queste cose dopo una partita così bella».
E ci mancava solo la polemica sull’espulsione di Vieira per confermare una sindrome da accerchiamento che all’Inter trionfa e fa solo danni: «Abbiamo creato sette occasioni da rete, segnato un gol, preso un palo e sbagliato un calcio di rigore, noi siamo molto soddisfatti. La Roma praticamente non si è mai resa pericolosa».
Parole sante. Ma come è nata questa Inter? «È nata dal lavoro quotidiano ad Appiano, noi vediamo chi sta bene e può dare certe prestazioni. Cercavamo una squadra in forma e in grado di dare forza. Ecco la spiegazione di Stankovic nella medesima posizione di Figo dietro alle due punte. Avevamo capito che in quella posizione Dejan avrebbe potuto garantirci più potenza e abbiamo avuto ragione. Così è stato anche per la scelta di Zanetti sulla sinistra della riga di centrocampo».
Tutto vero, visti quattro, anche cinque interisti nello spazio di tre metri che si facevano girare la palla gonfi e con la coda grossa come quando i felini stanno per attaccare. Una prova di potenza fisica straordinaria che poche altre volte l’Inter aveva mostrato anche andando indietro nelle stagioni: «Questo ci rende molto soddisfatti – prosegue Mihajlovic -. Abbiamo disputato una bella partita su un campo difficile, abbiamo fatto qualcosa di importante e soprattutto non abbiamo subito gol». Appunto non indifferente, situazione che non si era mai verificata in precedenza nelle uscite in Supercoppa, Firenze, Sporting Lisbona e Samp, con coda inevitabile di processi.
Ieri per incanto tutto è girato nuovamente per il verso giusto, la Roma ha attaccato ma non si è mai resa particolarmente pericolosa, Cordova sembrava ringiovanito, Julio Cesar quasi una sicurezza. Insomma, sta per arrivare la banalità, questa Inter cambia colore come i camaleonti? Sinisa per fortuna resta serio: «Abbiamo tante alternative e gli avversari ormai ci conoscono, creare qualche sorpresa è un’ottima scelta. In ogni modo, le critiche ci hanno messo tanta rabbia addosso, sappiamo che non dobbiamo dimostrare niente ma questo non toglie che volevamo far capire cosa sapevamo fare». Era la prima preoccupazione di Spalletti: sono talmente incavolati che ci fanno la pelle.
Restano alcune situazioni da decifrare, come Adriano e il suo peso, l’ultimo episodio di umorismo volontario uscito da Appiano: se gioca chi pesa di più, il brasiliano diventa titolare inamovibile: «Adriano sta lavorando bene. Sta facendo di tutto per recuperare, poi si vedrà. Ha pure accusato un problema alla caviglia, una piccola distorsione. Ecco perché abbiamo preferito Crespo».
Che affermerà contento: «È stata la vittoria della tranquillità, peccato per quel pareggio con la Samp a San Siro, avevamo giocato bene, pareggiando però. A Roma siamo stati invece bravissimi a passare in vantaggio senza mai rischiare troppo in un incontro molto duro, affrontato con compattezza, pronti a soffrire. Abbiamo tenuto il campo, segnato e mai corso il rischio di non portare a casa i tre punti. E io non segnavo reti così dai tempi del Parma, mi diverto e, pur non essendo Ronaldinho, do il massimo di me perché tutti siano contenti.

E se un giorno tornerò in panchina non farò polemiche, un calciatore deve accettare tutto, gol e bordocampo».

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