Dentro la crisi bianconera

La Juventus gioca domani sera a Palermo. Basta già questo per aggiungere ansia ai tormenti che affliggono Delneri. Il quale continua a sostenere che si debba lavorare, verbo che non riguarda il calcio ma i lavoratori veri, seri, impegnati per un numero di ore sostanziose sul posto di impiego. Non è questione di lana caprina ma dovrebbe servire a capire che il problema della Juventus non è l’allenamento (il cosidetto lavoro) ma la qualità dei lavoratori. Qualcuno sostiene che ci sono stati altri tempi in cui la Juventus non batteva chiodo in campionato, in Europa e sul mercato ma, per onore della cronaca o della storia, non va dimenticato che Boniperti, per citare il presidente di un’epoca importante, non poteva attingere alla cassa dei diritti televisivi e degli sponsor, cosa che oggi mantiene in vita i bilanci e i nuovi dirigenti, non soltanto quelli della Juventus.
E la situazione che si è venuta a creare quest’anno non è episodica, conseguenza di una serie di circostanze sfortunate, tra fratture e distorsioni. No, è l’atto prevedibile di una commedia incominciata nell’estate maledetta del Duemilasei quando, eliminata la vecchia dirigenza, si ritenne di ripartire parlando di “etica” piuttosto che di “pragmatica”. Se, dopo la fuga dei calciatori e dell’allenatore e la purga societaria, non ci fossero state le colonne della vecchia Juventus a reggere la baracca (Buffon, Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, Nedved, Chiellini, Zebina) sulle quali vennero inseriti i giovani, da Marchisio a De Ceglie a Giovinco, da Lanzafame a Paro, a Criscito, la squadra avrebbe fatto fatica a risalire subito in serie A.
Ma proprio allora si capì quale sarebbe stato l’orizzonte del club e si intuirono i limiti della dirigenza: le partenze di Mutu, Bojinov, Balzaretti, Miccoli, Nocerino, gli arrivi di Boumsong, Almiron, Andrade, Thiago, Poulsen, con ingaqgi altissimi, Amauri oltre i quattro milioni, sono state la conferma dell’assoluta incompetenza di chi ricopre ancora ruoli importanti nell’organigramma bianconero. Se si cade dall’ultimo piano non ci si può rendere conto della gravità soltanto quando si è ormai vicini al marciapiede, qualcuno lassù deve aver spinto ma continua a fare il furbo scaricando su altri la responsabilità dell’accaduto.
Ora l’emergenza, anche dei risultati, ha portato la società ad altri interventi a vista, Toni lo è, Barzagli pure, Matri in parte, anche se la sua età fresca e le caratteristiche tecniche dovrebbero far sperare, dopo alcuni “NO” di figure minori che dovrebbero demoralizzare una grande società quale resta, comunque, la Juventus. Ma a giugno si dovrà decidere se pagare oltre 40 milioni (la formula prevede un versamento in tre esercizi) per i riscatti dell’ex cagliaritano, di Quagliarella e di Aquilani, senza badare al resto.


C’è il rischio che domani sera la squadra si ritrovi all’ottavo posto in classifica, con la prospettiva dei due prossimi impegni aspri, contro il Cagliari e l’Inter. Delneri sa di essere sotto esame, ma le responsabilità di questa caduta non sono esclusivamente sue. Il suo ruolo è esposto, gli altri sono nascosti nel canneto. E’ la storia di sempre, è la cronaca di oggi.

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