Economia

Crisi, Bruxelles: peggio passato, ma non è finita

Nell’ultimo rapporto trimestrale sull'Eurozona: "L’economia rimane in recessione profonda ma ci sono segnali timidi di ripresa". I dati delle indagini hanno cominciato a mostrare un aumento della fiducia in gran parte dei Paesi dell’area euro

Crisi, Bruxelles: peggio passato, ma non è finita

Bruxelles - L’economia dell’eurozona rimane "in recessione profonda" ma ci sono "segnali timidi di ripresa". È quanto afferma la Commissione europea nell’ultimo rapporto trimestrale sulla zona euro, indicando che mentre gli indicatori economici "rimangono depressi, i dati delle indagini hanno cominciato a mostrare un aumento della fiducia in gran parte dei Paesi dell’Eurozona. Anche il commercio internazionale - continua Bruxelles in un comunicato - mostra segni di miglioramento, pur restando depresso".

Si esce dalla crisi Il Rapporto della Commissione indica che lo spread dei tassi di interesse e dei bond all’interno della zona euro si è ridotto notevolmente: il 18 giugno la differenza tra le obbligazioni di stato della Germania e quelle della Grecia e dell’Irlanda era pari rispettivamente a 199 e 177 punti base, 95 e 45 punti base in meno rispetto a marzo. Tuttavia, malgrado il calo del costo del denaro, il credito rimane limitato alla luce di "un’attività economica molto debole ma anche a causa di alcune restrizioni nell’offerta" da parte delle banche. Bruxelles conferma che i salvataggi operati dai governi a partire dall’autunno del 2008 hanno evitato il collasso del sistema bancario, ma avverte che nei prossimi mesi c’è da aspettarsi "ulteriori considerevoli liquidazioni degli asset, come confermato da un recente studio della Banca centrale europea".

L'esplosione del debito pubblico Il documento rilancia il problema dell’esplosione del debito pubblico, che nell’eurozona salirà di 18 punti percentuali all’84% del Pil nel 2010 e "aumenterà ulteriormente negli anni succesivi a causa degli alti deficit dei governi". Infine la Commissione segnala che la crisi provocherà un abbassamento del potenziale di crescita della zona euro, dalla media dell’1,8% annuo nel 2000-2006 all’1,3% nel 2008, scendendo ancora allo 0,7% nel 2009 e 2010. "I precedenti storici - si legge nel Rapporto - indicano che le crisi finanziarie tendono ad avere un impatto più profondo e prolungato delle recessioni provocate da altri fattori e posso essere seguite da una minore crescita della produttività".

Per contrastare questo effetto, l’esecutivo Ue raccomanda di investire nella nuova ’economia verdè e nella formazione, di lottare contro l’abbandono scolastico, nonché di evitare "gli errori del passato" come il protezionismo o politiche che limitino la partecipazione al mondo del lavoro. 

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