«Con le sua tante piccole imprese il Lazio non ha superato la crisi, ma ha tutte le risorse per uscirne e diventare una delle regioni guida della rinascita economica». È il parere del direttore generale del Censis, Giuseppe Roma che ha presentato la ricerca «Imprese, territorio e direttrici di sviluppo nel sistema Lazio» realizzato con Unioncamere. I numeri sono stati approfonditi anche dal vicepresidente della Camera di Commercio Lorenzo Tagliavanti, dall'assessore capitolino al Commercio Davide Bordoni, dall'assessore provinciale al Bilancio Antonio Rosati e da quello regionale alla Pmi Daniele Fichera e dal direttore generale Unioncamere Lazio Pietro Abate. Secondo lo studio del Censis la Capitale svolge sempre un ruolo guida nell'economia regionale ma intorno a Roma si sono sviluppati 12 poli produttivi: Viterbo-Civita Castellana, Rieti, Fiano Romano-Formello, litorale nord, bretella Nord, bretella Sud, Castelli, Pomezia-Santa Palomba, Frosinone-Sora, Latina, Cassino e litorale sud-pontino. All'interno dei poli la produzione è variegata ma a farla da padrone sono le imprese manifatturiere, le attività di artigianato industriale, le imprese hi-tech, quelle di commercio all'ingrosso e di trasporto. «Più di un quarto dell'economia laziale è organizzata industrialmente - ha sottolineato Fichera - non esiste solo il turismo e l'edilizia. Ma dobbiamo lavorare sulla grande differenziazione della produzione dei 12 poli».
Per quanto riguarda il tessuto produttivo dal 2004 al 2009 trasporti e logistica, commercio all'ingrosso e hi-tech hanno fatto registrare un incremento notevole mentre a segnare il passo è il settore manifatturiero con una flessione del 4 per cento». «Il ruolo delle istituzioni - ha detto Rosati - è quello di fare investimenti».
Per quanto riguarda hi-tech ci sono nel Lazio 9.634 imprese e la variazione (2006-2009) è di +198,6%.
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