Cronaca locale

Crisi, i milanesi tornano a salire al Monte di pietà

Le difficoltà economiche di tanti hanno fatto crescere del 20 per cento il giro d’affari dell’antico istituto dei pegni cittadino. E a chiedere prestiti non sono più come un tempo le madri di famiglia ma signori che impegnano il Rolex per pagarsi le vacanze

Crisi, i milanesi tornano a salire al Monte di pietà

Qualche cinefilo, forse, ricorderà la comica scenetta di "Miseria e nobiltà" quando i due poveracci Totò ed Enzo Turco facevano mille progetti su un logoro pastrano da impegnare. A rivederli sembrano quadretti di un’altra epoca e altre latitudini, anche perchè il celebre (e temuto) "Monte di pietà" è istituzione che risale alla metà del ’500 in quel di Napoli. Eppure. Eppure ancora oggi, anche nell’ex Milano da bere, sono sempre di più i cittadini che "riscoprono" il Monte dei pegni come extrema ratio per arrivare a fine mese, pagare le bollette, le tasse o qualche debito inaspettato. Un anello di fidanzamento, un bracciale d’oro, un orologio, una pelliccia: cambiano le generazioni, arrivano i decoder nelle case, ma i cari oggetti da depositare sul banco sono ancora gli stessi. E a chiedere prestiti non sono più solo povere madri di famiglia con bocche da sfamare, ma anche insospettabili colletti bianchi che impegnano il rolex per pagarsi le vacanze. Il trend si allarga a macchia d’olio in tutt’Italia e Milano, complice la crisi e il carovita, porterebbe addirittura la bandiera visto che il volume d’affari del Monte dei pegni sotto la Madonnina è aumentato nell’ultimo anno del 20 per cento, il doppio rispetto a Roma e quasi il doppio della media nazionale (più 12 per cento). L’arrivo delle ferie farebbe addirittura riscontrare un’impennata a dimostrazione che, rispetto al passato, impegnare i propri valori non sarebbe più solo la cosiddetta "ultima spiaggia", ma un sistema come un altro per fare cassa. Gli anni del consumismo hanno certamente contribuito a capitalizzare il superfluo e, a quanto risulta dai dati degli istituti di credito, sono molte le signore della media borghesia che lasciano in custodia la pelliccia da riscattare in autunno al ritorno dalla vacanze. "Ma in coda si vedono anche piccoli imprenditori, commercianti e giovani che chiedono prestiti che vanno dai 30 ai 600 euro" riferiscono fonti del servizio di credito di Milano. Non più solo debiti da assolvere, dunque, ma anche nuovi consumi da soddisfare. Salvo poi, come quasi sempre accade, non riuscire a recuperare il denaro necessario per il riscatto dell’oggetto fatidico che finisce poi all’asta, adesso anche on-line. Quasi il 90 per cento, riferiscono le statistiche, non si fa vivo alla scadenza del prestito. Ad alimentare questo ritorno di fiamma sarebbero, oltre alla crisi, diversi fattori. Anzitutto le nuove regole del servizio che non impone più garanzie o indagini patrimoniali sul richiedente; per accedere al finanziamento bastano un documento di identità e il codice fiscale, mentre la banca si tutela con la semplice possibilità di vendere l’oggetto. Il tetto minimo della polizza, poi, si è abbassato da 250 a 100 euro e ciò ha ampliato il target della clientela che a volte preferisce rinnovare l’assicurazione ad libitum pur di continuare ad accedere ai prestiti.

Totò direbbe: "I soldi? Si fabbricano al Policlinico dello Stato".

Commenti