Gherardo Magri, amministratore delegato di Vaillant, che ne pensa di una fabbrica su misura per operai anziani?
«È unidea che mi sorprende, in senso positivo. Finalmente si guarda alle persone: e non si manda via chi è valido, solo per questioni anagrafiche».
Condivide il principio?
«Credo che le persone con una certa età e un certo valore debbano rimanere in azienda. Lopposto di quello che succedeva durante la bolla della new economy, quando un quarantenne era già considerato vecchio. Allora era premiante solo letà, gli altri erano tutti da rottamare. Terribile».
Oggi è diverso?
«Cè un ritorno a valorizzare anche chi ha superato i cinquanta, un recupero, in questo momento di crisi, delle persone con maturità e buon senso, che hanno una grande esperienza. Servono: hanno i nervi saldi e le hanno viste tutte...»
Ma lei assumerebbe persone non più giovani?
«Di recente ho selezionato persone con più di cinquantanni: una bella maturità, ma non sono più considerate vecchie. Anche altri colleghi la pensano così, sono persone capaci di resistere di fronte alla crisi».
I giovani non sono in grado?
«Sono più a rischio, a livello di nervi. Hanno visto solo crescita. Ma in questi momenti non puoi pensare solo ai giovani superuomini, devi fare i conti con la realtà».
A lei piacerebbe una fabbrica per anziani?
«È una provocazione, ma lo farei. È un segnale forte da parte dellazienda: verso i suoi dipendenti e anche verso la società, dove le strutture per gli anziani sono spesso molto scarse».
Cè un limite detà?
«Cè tanta gente in gamba anche a sessanta o settantanni. Non è solo uniniziativa di propaganda: è tornaconto. Usi al meglio questo capitale di maturità e di energie. E poi la popolazione sta invecchiando: il problema, in futuro, ci riguarderà per forza».
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