Dentro la crisi Juve

Silenzio parla John Elkann. Non soltanto di Exor, cassaforte di famiglia, nel giorno dell'assemblea degli azionisti, ma di Juventus, parte piccola ma illustre del forziere di cui sopra, giocattolo degli Agnelli che furono. Parole profonde, riflessioni da ingegnere: «Stiamo lavorando - ha detto Elkann - per ritrovare negli anni una squadra con un'età media più giovane, all'altezza del passato, ma anche delle ambizioni del futuro». «Alla Juventus è in corso un cambiamento che richiede del tempo», e le parole dell'azionista di riferimento sono state accolte e digerite dal cugino Andrea, presidente della società di football, presente in prima fila.
«Le prospettive - ha spiegato ancora Elkann- sono legate a un grande evento che accadrà quest'anno, l'inaugurazione del nuovo stadio e al piano a cui si sta lavorando per il 2014. Mi aspettavo un anno difficile, ma speravo che andasse in modo diverso. La Juventus è formata da un gruppo che sta imparando a conoscersi, ci sono stati molti innesti quest'anno e dobbiamo lavorare per costruire su queste basi».
Un accenno all'allenatore, al presente e al futuro di Delneri: «Non mi pronuncio. Abbiamo messo competenze forti sulla parte sportiva. Ciò che conta di più è la stabilità. Dobbiamo guardare gli obiettivi a lungo termine, sicuramente ridiscutere tutto ogni volta rende più difficile costruire e creare il futuro».
Elkann garantisce che il rafforzamento della Juve è nei piani della società e ha sottolineato che «Andrea sta facendo un gran lavoro per mettere in piedi un assetto sportivo che duri nel tempo. Se sarà necessario Exor darà il suo apporto, il consiglio di amministrazione deciderà come».
Finalino dedicato al cambio generazionale e al capitano: «Del Piero ha fatto un campionato molto buono quest'anno ed è in grado di guidare i giovani». Elkann ha avuto anche la mala creanza di accennare al «fuoco di paglia» dei conti economici di due club, Roma e Torino, provocando l’immediata reazione del presidente granata Cairo: «Elkann non ha esperienza per dare lezioni. Non ho mai avuto aiuti per sostenere il bilancio del club. Le sue sono parole senza stile».
Totale, a parte la gaffe: la Juventus pensa al futuro lontano ma non sa ancora quale sia il suo domani prossimo. Elkann sembra cascato dal cielo, in questi cinque anni il patrimonio del suo club calcistico si è depauperato in modo clamoroso, i responsabili di tale crollo sono ancora al loro posto (Blanc), i nuovi gestori, Marotta, hanno commesso altri errori di valutazionee di spesa ma godono di fiducia, il solo Delneri sembra una vela al vento. Radio mercato riferisce di mille interessamenti juventini per Mazzarri, Mancini, Van Gaal, Wenger, Gentile, Conte, Spalletti, in disordine sparso. Mancini ha fatto sapere che non è sua intenzione lasciare il Manchester City ora che il lavoro sta incominciando a dare risultati buoni. Le dichiarazioni di voto di Buffon, Del Piero e colleghi sulla conferma di Delneri, come a Roma il clan dei vecchi vuole ancora Montella e a Milano si vota per il bis di Leonardo, sono tutte cose da calcio parrocchiale. Ma la Juventus sta pensando di cambiare il settimo allenatore in cinque anni, roba che nemmeno Zamparini.


Il ringiovanimento della squadra, poi, con l'esclusione di Del Piero (per motivi anche di piazza), dovrebbe portare, per logica stretta di Elkann, alla cessione di Buffon, di Grosso, di Toni e degli altri di villa Arzilla spacciati per gruppo competitivo dalla dirigenza passata e presente. Ma, per il momento, sono ipotesi. Il problema è un altro, serio: che cosa combinerà la Juventus lunedì sera contro la Lazio?

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