Lisbona alza bandiera bianca. Dopo aver per mesi negato l’evidenza, come peraltro fatto in precedenza da Grecia e Irlanda, ieri il ministro portoghese delle Finanze, Fernando Teixeira dos Santos, ha ammesso che il ricorso ai «meccanismi finanziari disponibili nel quadro europeo» è ormai «necessario».
Serve dunque l’attivazione del fondo salva-Stati, per una cifra stimata dagli analisti fino a 80 miliardi di euro. La resistenza del Paese iberico è venuta meno anche a causa dell’esito dell’asta con cui ieri sono stati collocati titoli a sei e 12 mesi per un incasso da un miliardo di euro. I rendimenti sono però schizzati alle stelle, rispettivamente al 5,11 e al 5,9%.
Livelli insostenibili, destinati verosimilmente a crescere con le prossime emissioni. Da quando il governo si è dimesso per non aver trovato consenso su un nuovo piano di austerity, il Paese iberico è indifeso sui mercati. E se vuole tenere lontano il sospetto di un possibile default, deve pagare un prezzo salato in termini di tassi di interesse. Non a caso, Dos Santos ha accusato il Parlamento di aver spinto il Portogallo «irresponsabilmente verso una difficile situazione sui mercati finanziari».
L’ormai certa manovra anti-inflazione con cui oggi la Bce alzerà i tassi di un quarto di punto dopo averli lasciati fermi al minimo storico dell’1% dal maggio 2009, complicherà ancor più la situazione portoghese. Il soccorso dovrà arrivare in fretta, visto che Lisbona deve ripagare entro giugno cinque miliardi di prestiti.
È dunque scontato che il «dossier Portogallo» finirà sul tavolo dell’Ecofin ungherese di domani, nonostante alcune fonti di Bruxelles abbiano smentito le indiscrezioni secondo cui la Commissione Ue avrebbe già avviato le discussioni sugli aiuti, considerando anche l’opzione di un prestito-ponte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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