Crisi di un Paese senza identità Le stragi e le coincidenze col ’92

di Siamo tornati indietro nel tempo? Siamo tornati ai giorni delle bombe della mafia nella grande Palermo, anche se qui siamo in una piccola Brindisi con una mafia locale quasi in letargo, anche se la bomba era in realtà un sistema di bombole a gas messe in un cassonetto come camera di scoppio? Non è una significativa coincidenza che nell’anniversario della morte di Falcone e di sua moglie (e della scorta) in un attentato con telecomando, un altro attentato accada davanti a una scuola dedicata a Falcone e sua moglie Francesca Morvillo?
Noi non siamo dietristi o complottisti ma un sospetto e un timore ci sono subito venuti subito in mente ieri quando è arrivata la gravissima notizia di Brindisi. Questo: il contesto in cui avviene questo orrendo e misterioso crimine presenta alcune affinità con il contesto politico e istituzionale in cui si svolsero i tremendi attentati mafiosi del 1992 e con gli attentati stessi, sia pure su una scala artigianale. Oggi come allora l’Italia si trova in una gravissima crisi politica, con partiti esangui e incapaci di affrontare i problemi. In una situazione di vuoto e di supplenza. Oggi i grandi partiti sono decapitati come furono decapitati altri partiti venti anni fa. Oggi l’elettorato sgomento e infuriato non va a votare mentre i piccoli imprenditori si suicidano per debiti. Oggi come allora le istituzioni scricchiolano e gli equilibri si sbilanciano.
Naturalmente non si tratta della stessa situazione, ma il risultato è simile: dopo l’incertezza, la paura e la sfiducia si riaffaccia il terrorismo con il suo primo attentato e i suoi vecchi slogan. Venti anni fa avevamo di fronte soltanto il terrorismo mafioso, oggi temiamo il terrorismo diffuso, un po’ anarchico e un po’ criminale. Forse queste considerazioni ci portano a capire meglio la natura del delitto di ieri? Forse no, ma ci invitano a capire che certi gravi fatti non accadono all’improvviso senza un legame con il contesto in cui si svolgono, a meno che non siano opera di un singolo pazzo.
Speriamo che il governo ci stupisca con una veloce soluzione del caso, tanti auguri, ma dubitiamo, a meno che non si trovi il testimone miracoloso che tutto ha visto e tutto racconta. Ma il testimone miracoloso è un personaggio da film e non della realtà. Noi non sappiamo nulla sulla matrice dell’attentato in cui ieri una ragazza è morta e molte altre sono state ferite, una in fin di vita. Ma sappiamo che quando le coincidenze abbondano vuol dire che non sono soltanto coincidenze. Ieri era il giorno della memoria per il ventennale dell’attentato di Capaci e la scuola colpita è intitolata a Giovanni Falcone e a sua moglie Francesca Morvillo. È una coincidenza?
Nell’attentato di Capaci fu usato per la prima volta un telecomando. A Brindisi l’ordigno era rudimentale, ma c’era il telecomando, come se fosse in un certo senso la citazione del telecomando. Coincidenza? Allora il Paese era inchiodato da una crisi politica e istituzionale che si risolse provvisoriamente proprio con l’attentato di Capaci che sbloccò la corsa al Quirinale incoronando Oscar Luigi Scalfaro. Oggi siamo alla vigilia della scadenza del presidente Giorgio Napolitano e la crisi economica e politica è forse la più grave da quando esiste la Repubblica. Sarà anche questa una coincidenza, ma anche se venisse fuori - e noi lo speriamo - che l’attentato anomalo è opera di un gruppo di pazzi, resterebbe il fatto che viene eseguito proprio oggi e proprio davanti a quella scuola intitolata ai coniugi Falcone. Possiamo sempre usare il termine coincidenza, ma sta di fatto che l’esecuzione dell’attentato richiede secondo gli esperti più persone e dunque l’azione di una banda di turpi assassini, ma non di stupidi che agiscono senza alcun motivo. Il motivo c’è ma non lo sappiamo. Però esiste. Anche quando uccisero Falcone, la moglie e la scorta si disse che quell’attentato era anomalo, non rientrava nelle tradizioni di della mafia, anche perché Falcone ormai faceva il dirigente al ministero romano di Grazia e Giustizia. Quell’attentato era anomalo, questo di Brindisi sembra una sua citazione.
Il ministro degli Interni Cancellieri vuole vedere in campo uomini di intelligence per una investigazione sofisticata. Intelligence significa agenti doppi, talpe da attivare. Se questi agenti doppi ci sono, allora possono parlare di intelligence. Ma ci sembra probabile. Temiamo che tutt’al più avremo un’operazione di polizia molto accurata. Servirebbe l’intelligence, con le sue barbe finte, ma non ci sono più barbe finte: l’intelligence in Italia è stata rasa al suolo. Prevediamo un prolungato brancolare nel buio.


L’unica cosa certa è quella che dicevamo all’inizio: un crimine mai visto prima e di una gravità terrificante - i nostri figli possono essere uccisi con delle bombe mentre entrano a scuola - avviene mentre si celebra un rito simbolico in memoria di Falcone e Morvillo in un Paese che non si riconosce più e che appare sempre più scollato dalla democrazia. Come nel 1992.

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