In questo scampolo di fine anno l'assessore del Lavoro della Sardegna, Antonello Liori, lancia un segnale di ottimismo a tutti quelli che vivranno un Natale poco roseo, a chi non ha lavoro, a chi è in cassa integrazione, a chi nel mondo produttivo non è ancora entrato. Come i giovani, sempre più sfiduciati: «Qui il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato punte del 35%. Ma bisogna sfidare la recessione, le difficoltà e arginare l'emigrazione».
Ma perché i giovani scappano?
«Perché il nuovo piano paesaggistico ha messo in ginocchio l'edilizia. E il nostro tessuto industriale è stato distrutto. Le aziende chimiche di Sassari e del centro isola se ne sono andate in Oriente, in Cina, l'Alcoa si è trasferita in Arabia dove l'energia costa poco».
Lei invita i giovani a restare. Ma cosa offre in cambio?
«Credo fermamente nella formazione. Bisogna investire e valorizzare l'intelligenza, le nuove idee. Solo così si può trasformare il problema in una risorsa».
Queste belle parole in cosa si concretizzano?
«Ho già fatto partire l'apprendistato di ricerca, e investirò molto per l'alta formazione. Ho preso accordi con 13 università in tutto il mondo, Cina ed Australia comprese, per organizzare un progetto di master di alta formazione che accoglierà in Sardegna specialisti in urbanistica, ambiente, energia, turismo. I giovani impareranno innovazione a casa nostra».
Emigravano anche per questo?
«Certo e a che prezzo. L'ala della formazione era una fonte di sperpero di denaro pubblico e ha sfornato soprattutto disoccupati. Durante la Giunta precedente circa 1000 studenti sono stati mantenuti, a suon di milioni di euro, all'estero per due anni. La Regione pagava loro pure l'affitto della casa. E nonostante questo, gli studenti tornavano sull'isola e non trovavano lavoro. Ora abbiamo invertito la tendenza».
E per chi non è più giovane?
«Superando steccati di carattere ideologico, abbiamo stanziato 10 milioni per creare nuove cooperative che assumano disoccupati e daremo fondi a quelle esistenti per espanderle».
Ma ci sono anche molti lavoratori in cassa integrazione.
«Sì, qui è aumentata del 310%. In tre anni sono triplicati i lavoratori in difficoltà. Ora sono 23 mila, tra cassa integrazione e mobilità in deroga. Stiamo arginando una situazione drammatica sostenendo con 20 milioni di euro il credito d'imposta che abbatte del 50% i costi di ogni dipendente in difficoltà assunto a tempo indeterminato».
Dai privati che richieste arrivano?
«Di soldi per mettere in atto delle buone idee. Siamo primi in Italia per il micro-credito. In un paio di anni abbiamo costituito un fondo di 65 milioni dopo aver effettuato una doppia e severa selezione dei progetti.
I prestiti vengono restituiti?
«Eccome, noi non facciamo elemosina ma sosteniamo l'occupazione. Infatti, ben il 96,5% dei beneficiari onora i propri debiti».
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