Bruxelles - Il piano di aiuti per i paesi della zona dell'euro in difficoltà ammonterebbe a 600 miliardi di euro, secondo l'ultima proposta fatta dalla presidenza spagnola di turno della Ue. Ai 500 miliardi europei, si aggiungerebbero altri 100 miliardi del Fmi. Se accolto dagli Stati membri, il piano di aiuti finaziari sarebbe senza precedenti nella storia dei salvataggi. I 600 miliardi sarebbero così composti: 60 miliardi di garanzie dalla Commissione Ue, 440 miliardi di garanzie dagli Stati membri e 100 miliardi di euro di linee di credito messe a disposizione - se necessario - dal Fondo monetario internazionale. Nelle conversazioni telefoniche intercorse oggi tra Obama, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy, sono servite - riferiscono fonti - a rafforzare l'asse con Washington per la partecipazione del Fmi. Il modello che verrebbe seguito per le garanzie degli stati membri sarebbe lo stesso usato per il caso Grecia. Germania e Olanda si sono opposte al sistema di garanzie che era stato individuato nella proposta della Commissione. "È un'arma formidabile contro la speculazione", commentano fonti diplomatiche. "Se Francia e Germania sono unite e determinate è impossibile che la speculazione attacchi paesi come la Spagna o il Portogallo".
Il piano tedesco La Germania ha proposto un piano di aiuti finaziari per i paesi della zona euro in difficoltà pari ad una cifra di 500 miliardi di euro, con la partecipazione del Fondo monetario internazionale. Lo si apprende a margine della riunione dell'Ecofin. Il piano 'tedescò includerebbe i 60 miliardi di euro di prestiti raccolti sul mercato dalla Commissione Ue e 440 miliardi di euro che sarebbero apportati, se necessario, dai Paesi della zona dell'euro e dall'Fmi. Il meccanismo si baserebbe su prestiti bilaterali di garanzia per le emissioni e linee di credito del Fondo di Washington.
C Spagna e Portogallo dovranno impegnarsi questa sera ad adottare misure aggiuntive per la correzione del deficit. La richiesta - secondo quanto si apprende - è arrivata nel corso della riunione dell'Ecofin. Sia Madrid che Lisbona quest'anno dovranno realizzare manovre aggiuntive pari all'1,5% del Pil. Nel 2011 la correzione dovrà essere pari al 2%
L'Inghilterra frena Prima dell'avvio dell'Ecofin, Londra ha gelato le attese sulla possibilità che il fondo di sostegno possa nascere con l'apporto di tutti e 27 gli Stati membri. "Se si tratta di sostenere l'euro, ovviamente questo è un compito dei paesi della zona dell'euro", ha dichiarato al suo arrivo a Bruxelles il cancelliere dello scacchiere Alistair Darling, confermando la contrarietà della Gran Bretagna a mettere a disposizione le proprie garanzie per il fondo prestiti. "Mai dire mai", ha però commentato il ministro francese Christine Lagarde, lasciando aperta la possibilità di una partecipazione di Londra. Il no britannico non equivale comunque ad un veto, perché per la decisione basta la maggioranza qualificata tra i ministri. Se istituire "un fondo a 27 o a 16 è questione ancora in discussione", hanno riferito fonti, secondo le quali prende quota la possibilità che il meccanismo venga creato con il solo sostegno dei 16 paesi che condividono la moneta unica. Il ministro spagnolo delle finanze Elena Salgado, il cui paese detiene la presidenze di turno della Ue, ha assicurato: "Noi difenderemo l'euro, pensiamo che dobbiamo dare più stabilità alla nostra moneta e faremo tutto ciò che serve per raggiungere questo obiettivo". La Salgado ha precisato che la Spagna non ricorrerà comunque al fondo salva-Stati.
Convergenza totale tra Berlino e Parigi Il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel si sono sentiti oggi pomeriggio al telefono ed hanno "constatato il loro completo accordo sulle misure che saranno annunciate" oggi a Bruxelles. Lo ha annunciato l'Eliseo secondo quanto riporta la France Presse.
Il no di Londra Il Regno Unito non apporterà la propria garanzia al fondo d'urgenza al quale si lavora a livello europeo per aiutare i Paesi della zona euro in difficoltà. Lo ha confermato il ministro delle Finanze, Alistair Darling. Londra non parteciperà al fondo "salva stati", dopo che indiscrezioni in tal senso erano già circolate a Bruxelles. La Gran Bretagna dunque non intende partecipare con le proprie garanzie al fondo d'urgenza previsto per aiutare i paesi che si trovassero sotto i colpi della speculazione dei mercati. La posizione della Gran Bretagna - che non fa parte della zona dell'euro - anche se confermata non dovrebbe ostacolare il meccanismo di prestiti garantiti. Per la decisione non è richiesta l'unanimità, ma solo la maggioranza qualificata. A quanto si è appreso, al vertice dell'Eurogruppo di venerdì scorso, il presidente francese Nicolas Sarkozy ed altri leader hanno sottolineato la necessità di andare avanti comunque, anche senza avere il sì di tutti e 27 gli Stati membri.
Obama alla Merkel: azioni risolute Il presidente americano Barack Obama ha discusso telefonicamente con la cancelliera tedesca Angela Merkel la situazione economica in Europa. Lo comunica - riporta la stampa americana - la Casa Bianca, precisando che Obama avrebbe ribadito alla Merkel la necessità di intraprendere passi e azioni risolute per riportare fiducia. Si tratta della seconda telefonata in tre giorni. Durante la conversazione il presidente americano ha ribadito la necessità di misure "forti" da parte dell'Ue per rassicurare i mercati e riportarvi fiducia. Secondo quanto riferito dal portavoce della Casa Bianca Bill Burton, Obama e la Merkel "hanno discusso quanto sia importante che i membri dell'Ue prendano azioni risolute" al fine di riportare "fiducia sui mercati".
Napolitano: "Nessun Paese può agire da solo" Le "difficoltà di oggi" e la "grave crisi finanziaria e economica, che in queste settimane colpisce duramente l'amico popolo greco, l'incertezza del lavoro e la disoccupazione di lunga durata, la complessità del fenomeno dei flussi migratori, la condizione di rischio delle risorse naturali e energetiche, i sempre più incontrollabili cambiamenti climatici, impongono scelte decisive per il nostro futuro che nessun Paese europeo può illudersi di compiere da solo". Lo afferma in un messaggio diffuso in occasione del 9 maggio, Festa dell'Europa, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
"La Ue non esiti" "L'Europa non può esitare: siamo chiamati a promuovere un nuovo e più giusto modello di sviluppo. Una forte volontà politica comune deve emergere", scrive Napolitano. Guardando alla crisi, il capo dello Stato sottolinea che "grande responsabilità spetta ai leader di oggi, affinché si realizzino rapidamente politiche efficaci per fare fronte in primo luogo a una speculazione finanziaria senza regole e slegata dalla realtà. Deve concretizzarsi finalmente l'indispensabile governo dell'economia a livello europeo, che dia ulteriore forza e autorevolezza alla moneta unica e rilanci lo sviluppo, l'occupazione e la qualità del lavoro, contando su un rafforzamento del patto di stabilità e crescita, su più effettive procedure di coordinamento e di sorveglianza delle politiche di bilancio e su migliori meccanismi di valutazione finanziaria". "Dopo settimane di incertezze e dubbi - aggiunge - si sta finalmente facendo strada la consapevolezza che l'unità europea è un bene prezioso da non sacrificare a visioni anguste e particolaristiche, a tatticismi e compromessi al ribasso"
Berlusconi Sono continuati anche stamane i colloqui del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con i leader europei, in vista delle riunioni sulle misure in difesa dell'euro. E' quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi. "In particolare - si spiega - il presidente del Consiglio ha parlato con José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea. Ed è rimasto in continuo collegamento con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in partenza per l'Ecofin a Bruxelles". "Il presidente Berlusconi - conclude la nota - rimarrà in contatto per tutta la giornata con gli altri leader europei".
Malore per Schauble: ricoverato Era arrivato nel cortile del palazzo del Consiglio Ue per partecipare alla delicatissima riunione dell'Ecofin convocata per varare il 'piano salva-eurò. Ma il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Scahuble, non è mai sceso dalla sua auto, colpito da un improvviso malore che ha richiesto un suo immediato ricovero in ospedale. A causare il malore di Schauble, 67 anni, costretto dal 1990 su una sedia rotelle dopo l'aggressione di uno squilibrato, sarebbe stata la reazione allergica a un nuovo farmaco. Subito è intervenuta un'ambulanza che lo ha trasportato in un ospedale bruxellese, dove è tuttora ricoverato. Anche se il suo portavoce ha rassicurato sulle sue attuali condizioni, spiegando come il ministro sia cosciente e stia bene "considerate le circostanze". Non è la prima volta che negli ultimi mesi Schauble accusa dei malori, dopo aver subito ad inizio d'anno un'operazione. L'ultima volta era stato ricoverato tra marzo ed aprile per alcune settimane. Alla riunione dell'Ecofin in corso a Bruxelles è dunque arrivato per sostituirlo il ministro tedesco degli interni, Thomas De Maiziere.
Riunione straordinaria della Consob Riunione domenicale straordinaria per i commissari della Consob, con un occhio alla riapertura dei mercati finanziari di domani. Il presidente della commissione, Lamberto Cardia - di ritorno da Barcellona dove ha incontrato i colleghi delle altre autorità di mercato europee (nel Committee of European Securities Regulators, il Cesr) - ha riferito sul confronto avviato con le altre authority per attuare uno stretto coordinamento contro gli abusi di mercato. La riunione è però servita anche per fare il punto sulle iniziative che la Consob ha già adottato la scorsa settimana nei confronti di una ventina di operatori, particolarmente attivi nelle vendite sui titoli bancari e sui futures collegati alla Borsa di Milano, e sulle società di rating, che presto saranno sottoposte ai vincoli adottati da una recente direttiva europea. Ovviamente la riunione è servita, in vista della riapertura di domani, per fare tirare le fila degli interventi presi nei giorni scorsi in funzione anti speculativa. Ma anche sull'avvio di una stretta informativa che, in attuazione di una recente direttiva europea, riguarderà le società di rating. In particolare, come riferito dallo stesso Cardia, nei giorni scorsi è stato fatto un severo richiamo a Moody's per la diffusione giovedì di un comunicato, per chiedergli di non emanare comunicati market sensitive durante l'apertura dei mercati. Analoghe richieste - secondo quanto si è appreso - sarebbero state fatte anche alle altre agenzie di rating (Standard and Poor's e Fitch). Quello alla agenzie di rating non è un mero richiamo. Tra poche settimane entra in vigore regolamento europeo sulle agenzie di rating, che attiva per la prima volta una forma di vigilanza pubblica sulle loro attività. Il nuovo regolamento, che entrerà in vigore a tranche, la prima delle quali all'inizio di giugno, attribuisce a Consob e ad altri compiti di vigilanza. Ed è chiaro che, alla luce degli ultimi fatti, è questo un punto su cui si sta accelerando una concreta attuazione di questa importante innovazione.
Lo stretto monitoraggio, che continuerà anche nei prossimi giorni, è stato attuato in funzione anche anti-speculativa verso una ventina di intermediari, perlopiù stranieri e di "grande stazza", che nei giorni scorsi si erano particolarmente distinti nelle ultime sedute negli ordini in vendite, con volumi molto forti, sul settore italiano, in particolare sui titoli bancari e sui futures calcolato sull'indice della Borsa di Milano.
Consob ha attivato le sue funzioni di monitoraggio - non una semplice moral suasion ma l'avvio di una procedura che può portare a contestare eventuali abusi di mercato - ed ha chiesto indicazioni sui clienti per i quali sono state fatte le vendite.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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