«L’economia sta migliorando, ma serve prudenza». E, in ogni caso, l’Italia «è messa molto meglio di tanti altri».
Giulio Tremonti, presidente di turno del G7, fa il punto al termine della riunione dei ministri finanziari del «vecchio» gruppo, quello dei Paesi industriali. Parla della situazione globale, ma parla anche del nostro Paese. La situazione internazionale è migliorata, e bisogna andare avanti con il coordinamento delle politiche economiche, che fino a questo momento ha funzionato. L’Italia, aggiunge il ministro dell’Economia, è messa meglio di altri Paesi perché «la velocità di crescita del deficit e del debito pubblico sono sotto la media europea, e l’occupazione va un po’ meglio. Inoltre - aggiunge - per ora c’è coesione sociale, il sistema finanziario è abbastanza solido, le famiglie continuano a risparmiare e a pagare le commissioni alle banche. E trovarsi in una situazione normale in un periodo anormale è, di per sé, straordinario», osserva.
Quanto ai rilievi formulati da alcuni funzionari del Fondo monetario sull’esigenza di riforme strutturali in Italia, per superare la crisi economica, Tremonti replica così: «Riconosco che abbiamo bisogno di riforme, e per noi la riforma fondamentale è il federalismo fiscale. Il Nord e il centro Italia sono più sviluppati della media europea, il Sud lo è meno. Non esistono riforme più importanti per lo sviluppo civile ed economico del Paese, e noi ci stiamo lavorando».
Nel comunicato finale di Istanbul, il G7 conferma il miglioramento della situazione economica globale, pur con prospettive di crescita «fragile». Quindi, i ministri finanziari di Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Canada si impegnano a proseguire con le misure di sostegno «fino a quando la ripresa non sarà assicurata». Tuttavia, il segretario al Tesoro Usa Tim Geithner riconosce che l’economia mondiale si sta riprendendo «prima e in misura più forte» di quanto ci si attendesse. Le condizioni del sistema finanziario, soprattutto negli Stati Uniti, aggiunge, sono «nettamente migliorate, ma la disoccupazione si trova a livelli intollerabilmente elevati». E promette che «farà di tutto per avere un dollaro forte».
Il G7 riconosce infatti che «i movimenti disordinati nei mercati dei cambi hanno implicazioni negative sulla stabilità economica e finanziaria», e si impegna a intervenire laddove necessario. Il passaggio del comunicato sui cambi riguarda il dollaro, ma il linguaggio non è cambiato rispetto ai comunicati precedenti. I ministri si impegnano ad andare avanti nell’opera di riforma del sistema finanziario nella direzione indicata dal «Lecce framework», la cornice normativa adottata occasione del G7 tenuto nel Salento. «Vogliamo un sistema finanziario con meno leva e più capitale - spiega il governatore di Bankitalia Mario Draghi - vogliamo cambiare alcune cose, ed a questo punto è prematuro preoccuparsi di un eccesso di regole».
Nel rimescolamento dei «G», dopo il vertice di Pittsburgh che ha attribuito al G20 un ruolo di primo piano nel coordinamento economico, i Sette potrebbero scomparire sostituiti dai Quattro (Usa, Europa, Giappone e Cina). Questa è l’idea americana; ma il vecchio format prosegue, almeno per il 2010. «Il G7 resta, ma sono favorevole a una voce unica europea», conclude Tremonti.
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