Paolo Giovanelli
da Milano
LEni dice addio alla «linea Mincato»: nellera Scaroni la «bolla del gas» non cè più. E questo non grazie alle vicende ucraine e al blocco dellexport Gazprom che per un giorno ha messo in allarme lEuropa, ma a un cambio di strategia che parte da più lontano e che è destinato a mutare profondamente la politica degli investimenti Eni. Così, se Mincato scommetteva sui gasdotti (lultimo laveva realizzato con la Libia e sta entrando a regime), Scaroni punta sui rigassificatori e sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Se Mincato lanciava la sfida «fatevi voi i nuovi gasdotti, se ne siete capaci», Scaroni fa passare nei «tubi» dellEni più gas destinato alla concorrenza non solo per dare una risposta positiva allAutorità antitrust, ma perché è convinto che il futuro del gas Eni passi sulle navi metaniere.
La nuova strategia, fanno notare ambienti del settore, in effetti è tuttaltro che nuova: risale ai tempi in cui Scaroni era amministratore delegato dellEnel e già allora aveva deciso di puntare sui rigassificatori. «Scaroni è partito in anticipo perché aveva lesperienza Enel», afferma una persona che lo conosce da vicino. Tantè vero che assieme a British Gas aveva deciso di costruirne uno a Brindisi. Poi le cose sono andate come sono andate con larrivo dellamministrazione regionale di Nichi Vendola e lEnel (con il nuovo ad Fulvio Conti) ha ceduto la sua quota a British Gas, ma Scaroni sta proseguendo la sua politica sulla poltrona dellEni.
Facendo passare più gas, Scaroni evita le accuse di voler conservare il monopolio dellimport, sostenendo che i rigassificatori si devono fare si mette pure al riparo dallaccusa di volerli fare solo lui, perché aiuta a spianare la strada anche ai concorrenti che hanno già presentato i progetti. E se si dirà di sì ai rigassificatori degli altri attori energetici, sarà poi difficile dire di no solo allEni.
A dire il vero, Scaroni sostiene che far passare più gas nei gasdotti o mettere gli stoccaggi a disposizione della concorrenza non serve a far scendere i prezzi del gas in quanto le fonti di approvvigionamento restano sempre troppo poche e sono loro che stabiliscono quanto costa il gas. Il ricorso alle navi metaniere, invece, permette di acquistare da più produttori: ci sarebbe vera concorrenza e il prezzo scenderebbe. E ci sarebbe più sicurezza negli approvvigionamenti.
Resta un problema: non appena «annusata» la nuova strategia dellEni, la concorrenza non è stata a dormire.
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