Dopo le critiche, la cotoletta è diventata il simbolo del Gold

MilanoOggi si celebra nel mondo la terza giornata dell’orgoglio della cucina italiana, voluta dal Gvci, il Gruppo virtuale cuochi italiani. Dopo la Carbonara nel 2008 e il Risotto allo zafferano l’anno scorso, stavolta tocca alle Tagliatelle al ragù alla bolognese. Nel sito itchefs-gvci.com ogni ragguaglio, dalla ricetta-tipo alla storia del piatto ai posti dove verrà offerto a mo’ di pensiero.
Tra questi il Gold, la multisala tutta dorata che Dolce e Gabbana hanno aperto tre anni fa in piazza Risorgimento a Milano. Attenti però: Giacomo Gallina, lo chef-consulente, tornato a Milano dopo avere lasciato il posto e avere in seguito aperto un paio di altri locali nel mondo, chiusi oggi sia il ristorante al primo piano sia il bistrot al piano terra, tagliatellerà domani sera e non sarà un’improvvisazione. Le tagliatelle, per la precisione le Fettuccine al ragù bolognese, ci sono regolarmente. E buone.
Non bisogna infatti pensare al Gold come a un posto di cucina all’avanguardia, c’è molto di tutto e tutto in fondo noto, ricco e rassicurante. Il pubblico, vista la matrice, è quello della moda e dell’allegria notturna che non vuole impegnare la testa per capire cosa si ritroverà nel piatto. È lì per altro, soprattutto vedere e farsi vedere, pettegolare e parlare, e il cibo diventa un motivo di sottofondo che non deve disturbare.
Così, tra i due menù, è tutto un inno all’Italia e al classico nel tempo: Pelle all’arrabbiata, Mozzarella di bufala, pomodoro e basilico, Spaghettoni al pomodoro fresco e basilico, Linguine alle vongole, Grigliata di pesci e crostacei, Parmigiana di melanzane, Sminuzzato di pollo al curry e riso al forno fino a uno dei tre classici che, con il crudo di pesce e i Rigatoni alla Norma, aprono la carta del ristorante: «La Milanese... Famosa!».

Famosa perché venne stroncata sul Sole24Ore da Camilla Baresani, tra mille polemiche a seguire un po’ perché pareva strano si potesse cannare un piatto a quel modo e un po’ perché i grandi della moda non sono abituati alle critiche. La morale ora è però un’altra: anche la pubblicità negativa è pubblicità e alla lunga fa gioco al criticato.
paolo.marchi@ilgiornale.it

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