Con Raffaele De Grada se ne va un grande italiano, una di quelle rare figure che hanno in vita saputo incarnare il valore della cultura come strumento di conoscenza, di sviluppo critico e civile. Come tutti gli intellettuali veri mai al servizio del potere, un passato di partigiano combattente in Lombardia e in Toscana, ha dedicato la sua esistenza allarte sia come pittore, sia come critico militante e sia, fino allultimo come lucido e asciutto comunicatore e giornalista. «Raffaellino» se nè andato la notte scorsa alletà di 94 anni, lasciando ai posteri un pezzo di storia dellarte moderna interpretata e vissuta controcorrente nei momenti più difficili, sempre puntuale anche sul nuovo millennio attraverso le analisi e i commenti sul Corriere della Sera e sulle riviste di critica. Nato a Zurigo da una famiglia di pittori, emigrati dallItalia nei primi anni del secolo, rientrò in Italia durante la prima guerra mondiale, studiando in Toscana a Firenze e poi a Milano, dove iniziò molto presto lattività di critico darte su LItalia Letteraria, LOrto, Augustea. Fino a quando, con un gruppo di giovani intellettuali milanesi, pubblica Corrente, un mensile di concentrazione di tutte le forze culturali antifasciste del periodo. La rivista matura in breve tempo la propria azione collettiva diventando l'organo milanese-fiorentino della intelligenza italiana d'opposizione, e anche ovviamente del movimento artistico culturale omonimo, rappresentati dallo stesso De Grada, Giansiro Ferrata, Luciano Anceschi, Renato Birolli e dagli ermetici cosiddetti «puri» come Bo, Luzi e Bigongiari. Erano gli anni in cui per quanto riguarda la pittura De Grada e i suoi inaugurarono due importanti mostre nel marzo e nel dicembre del 1939 alla Permanente (con la partecipazione di artisti quali Carlo Carrà, Renato Birolli, Raffaele De Grada e Giacomo Manzù), e nel 1940 (nella seconda edizione sono presenti anche Renato Guttuso, Mario Mafai, Lucio Fontana, Fausto Pirandello). La «Bottega di Corrente», aperta in via Spiga a Milano, divenne promotrice di vari incontri ed ampi dibattiti dando spazio, essendo anche una galleria d'arte, a tutti quegli artisti che erano maturati nel periodo di pubblicazione della rivista, come Renato Birolli, Bruno Cassinari, Aligi Sassu, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Ernesto Treccani, Emilio Vedova e altri. Nel 1945, dopo la Liberazione, il movimento fu promotore del Fronte nuovo delle arti ed una parte di esso confluì attorno alla rivista Realismo.
Parlamentare comunista, commentatore politico e dirigente Rai dal 1944 al 1952, ha diretto le riviste darte e letteratura «Il 45» e «Realismo», e poi ancora critico darte per LUnità, Giorni-Vie Nuove, Lillustrazione Italiana e, soprattutto, per la Rai.
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