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Crocifisso vietato alle hostess British Airways cambia rotta

Erica Orsini

da Londra

Simboli religiosi, ormai non si fa in tempo neppure a nominarli che il dibattito è già scoppiato. Nella Gran Bretagna dell’ultimo mandato di Tony Blair le tensioni sulla libertà d’espressione di una fede sono ormai all’ordine del giorno. Così si è praticamente trasformata in una vera e propria guerra collettiva l’azione portata avanti da Nadia Eweida, la hostess di terra della British Airways: la donna era stata obbligata dalla compagnia di bandiera inglese a nascondere sotto una camicetta la piccola croce d’argento che porta al collo come segno del suo credo perché il regolamento impedisce ai dipendenti di indossare gioielli visibili in servizio.
Ma la Eweida si è rifiutata di farlo ed è stata mandata a casa senza paga dalla compagnia. Il ricorso legale contro il datore di lavoro le ha dato torto. La signora si rifuta però di seguire le regole e quindi per ora rimane a casa. La presa di posizione di Nadia, che sostiene essere vittima di una discriminazione, ha ottenuto l’appoggio di politici, vescovi e semplici cittadini. I legali della signora con l’appoggio delle autorità anglicane sostengono che si tratta di un caso d’intolleranza religiosa aggravato dal fatto che a dipendenti di fede diversa, come i sikh, per esempio, è concesso indossare simboli ben visibili della loro religione.
Dopo il vescovo di Londra Richard Chartres, ieri anche il presidente dei Comuni, l’ex ministro degli Esteri laborista Jack Straw, è intervenuto a favore della Eweida. «L’atteggiamento della British Airways è incomprensibile – ha detto Straw – e come tutti i deputati difendo il diritto dei sikh a portare il turbante e quello delle donne islamiche a portare il velo sul capo. Trovo quindi inconcepibile vietare di portare il crocifisso o una stella di David». Straw solo un mese fa aveva sollevato un vespaio dichiarando che il velo islamico crea una barriera nella comunicazione tra le persone.
Nei giorni scorsi è nato perfino un sito web che incita la gente a boicottare la compagnia di bandiera per indurla a cambiare idea. Si chiama www.baboycott.com e invita le persone a distruggere i loro biglietti aerei, a fotografarli e a inviare l’immagine per via digitale. «L’unico modo per farli ritornare sui propri passi è usare il potere della sterlina», ha commentato convinta anche l’ex parlamentare dei conservatori, Ann Widdecombe. A sorpresa, in serata, un punto a favore della Eweida. La British Airways ha comunicato che intende rivedere le attuali disposizioni sulle uniformi del personale.
E in tema di simboli religiosi, sempre dall’Inghilterra arriva il seguito di un’altra vicenda che aveva già scosso l’opinione pubblica. È stata infatti appena licenziata Aishah Azmi, l’insegnante musulmana di 23 anni, che era stata sospesa da una scuola di Dewsbury perché rifiutava di togliersi il velo integrale in classe. In seguito aveva detto di non avere problemi a toglierlo in presenza degli alunni, ma non quando si trovava con i colleghi maschi. Il tribunale del lavoro a cui si era rivolta aveva sancito che non c’era stata discriminazione nella decisione della scuola, ma le aveva riconosciuto un danno emotivo quantificabile in un risarcimento di 1.100 sterline.


Il caso della Azmi aveva dominato le cronache qualche settimana fa, inducendo a qualche commento perfino il premier Blair che aveva definito il velo sul volto «un segno di separazione» causa di disagio nelle persone non islamiche.

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