E poi dice che venerdì 17 porta male. Chiedete al pm che, cinque giorni fa, sedeva tranquillo nel suo ufficio, quando unanta della finestra alle sue spalle si è staccata, crollando a terra con tutti i suoi cinquanta chili di peso. Illeso, il magistrato. Miracolato, verrebbe da dire. Perché se a staccarsi fosse stato laltro battente, il giudice sarebbe stato travolto in pieno. O se fosse andato in frantumi il vetro - rimasto invece solamete scheggiato - lavrebbe seriamente ferito. Niente di tutto questo. Solo un colossale spavento per Elio Ramondini. E uninchiesta per violazione della legge in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro, aperta dal procuratore aggiunto Nicola Cerrato a carico del titolare della ditta che due anni fa ha sostituito ante e infissi a 238 tra finestre e finestroni del palazzo di giustizia.
Non solo. Cerrato, infatti, intende verificare se ci possano essere responsabilità anche da parte di chi, nel Comune, gestisce gli appalti per la manutenzione del tribunale. Ma sulla ditta di Brescia che ha sostituito quegli infissi, mette la mano sul fuoco il direttore del Settore gestione uffici giudiziari del Comune, larchitetto Carmelo Maugeri. «Ha unesperienza trentennale», dice. Spiega che in base a un primo sopralluogo dellispettore del lavoro della Procura, a causare il crollo dellenorme anta - alta 160 centrimetri e pesante 50 chili, è stato «un difetto occulto» della struttura, perché «a cedere è stata non la saldatura della cerniera sullanta, ma il quadrello di ferro che legava lanta al telaio». Tradotto, secondo quanto ricostruito dopo lincidente dallo stesso titolare della ditta, proprio perché molto pesante lanta avrebbe dovuto essere saldata in modo continuo lungo tutto il suo profilo, invece è stata saldata solo in 6 o 7 punti, che venerdì hanno ceduto. Il rischio, allora, è che le doppie ante delle altre 237 finestre rimesse a nuovo due anni fa e che si affacciano su via Manara e via San Barnaba, lasciate spesso durante lestate, possano prima o poi cedere.
Ma il Palazzaccio ha i suoi anni e, nonostante le continue cure, li dimostra.
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