Roma - Il tenore di vita degli italiani continua a peggiorare. I due terzi delle famiglie dichiara uno stato di difficoltà, è aumentata la percentuale di coloro che hanno dovuto ricorrere all’indebitamento e netta è stata la frenata dei consumi. La conseguenza, secondo il sondaggio Acri/Ipsos per la Giornata mondiale del risparmio, è che diminuisce la capacità di accantonare parte del reddito anche se la propensione al risparmio resta alta.
Più famiglie indebitate Oltre un terzo degli italiani consuma più di quello che guadagna e pensa che non riuscirà a invertire il trend nel prossimo futuro. Secondo lo studio questi cittadini in difficoltà sono maggiormente al Centro e al Sud e sono soprattutto operai e pensionati. Relativamente alla capacità di risparmio e di aspettative sul risparmio futuro "non si rilevano sostanziali differenze rispetto al 2007, anche se c’è una crescita tendenziale di famiglie indebitate". Il 14% dei cittadini, secondo la ricerca, si percepisce in discesa (con un’accentuazione geografica nel Nord Est e maggiormente fra i lavoratori dipendenti e gli insegnanti); un quinto (21%) "galleggia" in una situazione di equilibrio precario; circa un quarto (il 23%) ha invece risparmiato nell’ultimo anno e pensa che risparmierà in egual misura o di più nel prossimo. Nonostante molti italiani negli ultimi dodici mesi non abbiano risparmiato e non ritengano di riuscire a farlo neanche nei prossimi "la propensione al risparmio degli italiani rimane molto elevata". L’87% vorrebbe risparmiare: il 42% non vive tranquillo senza risparmi, mentre il 45% vorrebbe risparmiare ma senza eccessive rinunce. Solamente una persona su 10 preferisce "godersi la vita", piuttosto che mettere da parte risorse per il futuro.
Forte pessimismo sulla crisi La metà degli italiani (49%) non è soddisfatta della propria situazione economica e, più in generale, c’è sempre un forte pessimismo sul futuro dell’economia. La percezione del futuro dell’economia, secondo lo studio, "rimane improntata a un forte pessimismo, ma non è particolarmente peggiore di quello del 2007, già estremamente diffuso: è come se gli italiani avessero già introiettato la percezione della crisi e le preoccupazioni degli ultimi giorni non stiano aggiungendo nuovi elementi di negatività". La percentuale dei soddisfatti della propria situazione economica "rimane attestata al 51% ma ciò non vuole dire che la crisi internazionale non abbia determinato effetti negativi". Pensando al futuro, "rispetto alla propria situazione personale gli ottimisti (28%) prevalgono sui pessimisti (21%)". C’è invece pessimismo sulla situazione economica dell’Italia (49% contro il 24% di ottimisti, ma nel 2007 la situazione era peggiore e il saldo negativo ammontava a 35 punti percentuali), dell’Europa (33% di pessimisti e 28% di ottimisti) e del mondo (37% di pessimisti e 27% di ottimisti). In generale, gli ottimisti sono ancora il 34%, mentre il numero dei pessimisti è aumentato dal 46% al 48%. Peraltro, spiega la ricerca, "la percezione dei problemi che sul fronte di questa crisi finanziaria stanno avendo gli altri paesi ha portato a un miglioramento dell’opinione riguardo alle regole e ai controlli presenti in Italia, anche se la maggioranza delle persone rimane critica (il 56% contro il 69% del 2007)". Inoltre, "ha ridato spazio alla fiducia nell’Europa: crescono i fiduciosi, che tornano a essere i due terzi della popolazione (il 67%, erano il 60% nel 2007), anche se i delusi (29%) superano gli entusiasti (11%)".
Triplicati gli italiani indebitati Solo un italiano su tre (34%) riesce a risparmiare, mentre il resto deve consumare tutto il reddito o ricorrere ai vecchi risparmi (18%) o ai prestiti (9%). I dati del 2008, secondo l’Acri, non si discostano molto da quelli del 2007: il numero di quelli che riescono a risparmiare (34%, l’1% in più rispetto all’anno scorso) e quello di coloro che hanno consumato tutto il reddito (38%, l’1% in meno rispetto a un anno fa) rimane grossomodo costante, come pure il numero di persone che consumano più di quanto incassano (27%). Tra i cittadini che consumano più di quanto guadagnano c’è una riduzione di quelli che ricorrono ai risparmi accumulati (forse già usati in passato) e un incremento di chi ha dovuto ricorrere a prestiti (sono il 9%). Dal 2001 sono triplicati gli italiani che sono ricorsi a prestiti, e dal 2004 sono più che raddoppiati. Nonostante questo, molti vivono il prestito con timore: per la maggior parte degli intervistati anche forme leggere di prestito, come il credito al consumo e le carte revolving, sono strumenti da "maneggiare con cura" perché potenzialmente pericolosi. Per il 64% delle persone, in particolare, il credito al consumo è più un rischio che un opportunità e ancor più forte è la diffidenza verso le carte revolving: per il 75% è un rischio e solamente per il 25% un’opportunità. A ulteriore conferma della percezione di "rischio" rispetto alle carte revolving, solo il 15% dichiara di possederne una, ma di questi poco più della metà (8%) dichiara di usarla: il 5% la usa saltuariamente e il 3% la utilizza spesso.
Priorità a liquidità e mattone Gli italiani confermano la "tradizionale prudenza" nella gestione del denaro, con un’alta propensione al risparmio (87%). Secondo l’indagine, si mantiene elevata la preferenza per la liquidità (60%), con la speranza di poter investire magari nel mattone (56%) o almeno negli strumenti considerati più sicuri (24%). Nell’uso del risparmio, poi, se metà dei cittadini (49%) tiene conto solo degli aspetti economici (rischio, rendimento), un’altra metà (49%) afferma di essere interessata a sapere in quale ambito sarà investito: i risparmiatori desiderano soprattutto che con i propri soldi non si finanzino attività illecite (26%) o che si contribuisca allo sviluppo dell’Italia (25%) e della zona dove essi risiedono (21%). Nel 2008, spiega l’Acri, le scelte sugli strumenti finanziari non si discostano da quelle del 2007, se non per un aumento del numero di quelli che investono in titoli di Stato (+3%). Quando gli italiani devono pronunciarsi sull’investimento "ideale" domina ancora il mattone: lo preferisce il 56% del campione, mentre gli strumenti finanziari considerati più sicuri sono preferiti dal 24%; il 17%, invece, si terrebbe lontano da qualsiasi forma di investimento. Inoltre, il 7% delle persone che hanno effettivamente risparmiato è ancora orientato sugli strumenti a maggiore rischio. Restano quasi immutate le opinioni sull’investimento del Tfr, che per il 60% (58% nel 2007) è bene rimanga in azienda. I cittadini, conclude l’Acri, dicono di essere attenti soprattutto alla rischiosità dell’investimento (38%) e alla solidità del proponente (23%). Gli eventi degli ultimi tempi, però, hanno portato a un miglioramento dell’opinione su regole e controlli presenti in Italia, anche se la maggioranza delle persone resta critica: nel 2007 il 31% riteneva regole e controlli efficaci, ora è il 44%. Alcuni sembrano essersi accorti che "il resto del mondo non era poi realmente avanti rispetto all’Italia, e che tutti i grandi paesi hanno avuto problemi, spesso più grandi dei nostri".
Berlusconi: "Preoccupati, ma stiamo lavorando" "Siamo tutti preoccupati...", ha commentato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Riferendosi alle misure che il governo potrebbe varare per fronteggiare la crisi, Berlusconi ha ribadito che "stiamo lavorando, abbiamo approvato diverse cose con cui possiamo dare un certo impulso all’economia reale e ai lavori pubblici. Stiamo lavorando bene".
Il premier, rispondendo alle domande sul’eventualità che possa essere introdotta una misura di detassazione della tredicesima, si è limitato a ribadire: "Abbiamo tante cose su cui stiamo lavorando". A Palazzo Chigi infatti sono attesi per quell’ora rappresentanti della Confindustria, dell’Abi e di altre categorie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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