In sette anni persi oltre 1.000 euro di potere di acquisto in busta paga.
Secondo il rapporto “Retribuzioni e mercato del lavoro: l’Italia a confronto” della Fondazione Di Vittorio, a partire dal 2010 gli stipendi degli italiani sono passati da poco più di 30mila euro lordi l'anno a poco più di 29mila con una perdita di 1.059 euro, circa il 3,5 percento.
L’analisi si basa su un confronto tra “salari reali” “prezzi costanti”. Secondo i dati, che fanno riferimento anche agli ultimi rilevamenti Ocse, diametralmente opposto è stato l’andamento dei salari in altri Paesi dell’Eurozona, tra cui Francia e Germania.
Il lavoratore tedesco già nel 2010 aveva, in media, una retribuzione lorda più alta di quella italiana e che è continuata a salire nel periodo analizzato dal Report, passando da 35.621 a 39.446 euro, con un aumento di 3.825 euro.
Crescita salariale simile si è registrata in Francia, dove lo stipendio è passato da 35.724 euro a 37.622 euro, con un aumento del 5,3percento.
Ad incidere così tanto sull’aumento medio salariare è la bassa retribuzione, nel nostro Paese, dei lavoratori a tempo che si stabilizza al 70,1 perccento dello stipendio full time mentre in Europa vale circa 83,6 percento.
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