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Il crollo delle nascite manda ko lo sport: così l'Italia perde 140mila atleti l'anno. La corsa delle società al baby-agonismo

Per poter sopravvivere le federazioni arruolano ragazzini fin dai 6 anni

Il crollo delle nascite manda ko lo sport: così l'Italia perde 140mila atleti l'anno. La corsa delle società al baby-agonismo
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iù veloci, più in alto, più forti - insieme. Il motto olimpico ufficiale proposto da Pierre de Coubertin, considerato il padre delle Olimpiadi moderne, avrebbe bisogno di un'ulteriore aggiunta: più precoci. Sì, gli atleti sono sempre più giovani. Dal 2007 esistono le Olimpiadi giovanili, patrocinate dal Comitato olimpico internazionale e riservate ad atleti fra i 13 e i 18 anni. E nel calcio la ricerca di baby talenti coinvolge ormai i dodicenni. Eppure la Carta dei doveri dei genitori nello sport messa a punto da Panathlon, un movimento internazionale per la promozione e la diffusione della cultura e dell'etica sportiva, dice chiaramente: "Eviterò ai miei figli, fino all'età di 14 anni, pesanti attività agonistiche, salvo discipline formative, privilegiando lo sport ludico e ricreativo". L'agonismo va più veloce, pena la mancata sopravvivenza delle società.

LA BAMBINA D'ACCIAIO

Il caso più eclatante del 2025 è quello di Yu Zidi, nuotatrice cinese di 12 anni che ha destato clamore per i risultati in vasca ai Mondiali assoluti: medaglia di bronzo nella staffetta 4x200 stile e tre volte quarta nelle sue gare individuali (200-400 misti, 200 farfalla). A Singapore, Yu Zidi ha incassato elogi dalle altre concorrenti, ma i vertici della World Aquatics, la federazione mondiale di nuoto, si stanno ponendo delle domande sulla "bambina d'acciaio" e stanno valutando se cambiare regolamento sulle atlete precoci. Giusto o non giusto? Dipende. Ma facciamo un esempio.

L'ETÀ DEL PODIO

Ci sono alcuni Paesi che danno molta importanza allo sport come attività ludica e preferiscono attendere prima di introdurre i ragazzi alle competizioni. Come la Norvegia, dove esiste una Carta dei Diritti dei Bambini che vieta loro di partecipare ai campionati nazionali prima dei 13 anni. In Italia, al contrario, proprio una ragazzina di quell'età quest'anno ha fatto il suo debutto nella Serie A di pallavolo. Sono visioni diverse, opposte. Ma se la Norvegia si posiziona sempre ai primi posti alle Olimpiadi invernali e ha un modello sportivo di grande successo, invidiato da tutto il mondo, qualcosa vorrà pur dire. E il segreto sta proprio sulla motivazione primaria di chi pratica sport: il divertimento. Così da evitare pressioni eccessive in tenera età.

L'ANAGRAFE DEI CAMPIONI

C'è poi un'altra questione delicata. I numeri dicono che nel nostro Paese nascono sempre meno figli e dunque il bacino da cui attingere si restringe notevolmente. "La decrescita demografica rappresenta la vera criticità. Tra il 1992 e il 2024 abbiamo perso 4,2 milioni di potenziali atleti: è un dato che fa riflettere in vista del futuro". Il grido d'allarme lo ha lanciato Carlo Mornati, segretario generale del Coni e Capo Missione dell'Italia Team ai Giochi Olimpici. Dove lo Stivale ha saputo raccogliere risultati strabilianti nonostante la crisi delle nascite.

Per fortuna, infatti, fioriscono prodigi d'Italia sempre più verdi: la velocista Kelly Doualla a 15 anni ha suscitato

grande meraviglia con le sue falcate. Poi c'è la nuotatrice Alessandra Mao, che a 14 anni è già la seconda italiana più veloce nei 200 stile libero. Danilo Faso a 14 anni guidava già la classifica italiana del tennistavolo.

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