Scontro di fuoco a La vita in diretta tra l'avvocato di Sempio e un altro legale

"Cerca di portare rispetto". L'avvocato Lovati si scalda in tv. Matano: "La saluto e la ringrazio"

Scontro di fuoco a La vita in diretta tra l'avvocato di Sempio e un altro legale
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Da quando la procura di Pavia ha riaperto il caso di Garlasco per l'omicidio di Chiara Poggi, indagando Andrea Sempio, gli avvocati che difendono le parti in causa sono spesso in tv. In particolare, a imperversare nei programmi di approfondimento è Massimo Lovati, legale difensore di Sempio, che sul caso di Garlasco ha una sua teoria che esclude dal novero dei colpevoli sia il suo assistito che Alberto Stasi, unico condannato per quell'omicidio. Oggi l'avvocato Lovati è stato ospite di Alberto Matano su Rai Uno e gli animi si sono scaldati quando l'avvocato Daniele Bocciolini, estraneo alla vicenda Garlasco, ha espresso le sue perplessità sulla teoria del collega.

"Ho sempre detto che è un mio sogno, una mia ricostruzione perché io ho vissuto il territorio e ho conosciuto sia il processo che ha condannato Alberto Stasi sia quello che ha condannato i due rumeni", ha dichiarato l'avvocato Lovati riferendosi al "sogno" fatto circa un possibile ruolo del Santuario delle Bozzole nell'omicidio di Chiara. "Io non collego proprio niente", ha precisato l'avvocato di Sempio, aggiungendo di essere "contento" perché "ci sono stati altri elementi che si sono evidenziati che vengono a militare la mia convinzione, tipo il pennino di Chiara con quegli studi approfonditi che faceva poco prima di essere uccisa, tipo le dichiarazioni di questo nipote di Flavius". Non può esserci, ci ha tenuto a sottolineare, "alcun collegamento diretto perché i due fatti sono distanti 7 anni. Io ho detto che ho ricostruito il fatto omicidiario attraverso mie considerazioni avvalorate da un mio ragionamento. Diciamo che è un mio sogno".

Quindi, l'avvocato Bocciolini è intervenuto dicendo che "nel momento in cui si dice che Chiara Poggi è stata uccisa da un sicario, lo dico da avvocato a avvocato, se un avvocato che difende peraltro un indagato con una sentenza definitiva pronunciata nei confronti di un altro soggetto, dice ‘Non è stato Stasi, non è stato Sempio, ma è stato un sicario per un movente specifico’ e fa capire che quel movente in realtà è ricondotto esattamente alla questione del santuario". La sentenza del santuario, ha aggiunto Bocciolini, "è del dicembre del 2013. Lei questa sentenza la cita perché lei era parte di questo accordo presunto tra il cittadino romeno che appunto è latitante e Don Gregorio". Quando Lovati ha ribadito che, a suo avviso, c'è "un sicario proprio perché non c’è un movente. Ma anche questo del sicario è un mio sogno", Bocciolini ha replicato: "Ma dai non si può dire così. Dai collega non può dire che è tutto un sogno".

A quel punto, Lovati ha replicato con fermezza: "Come ti chiami tu? Come ti chiami e quanti anni hai? Parlo con il collega! Cerca di portare rispetto! E non parlo più con te, non voglio più parlare con te. Non mi interessa io non parlo più con questa persona". Percependo una certa tensione Matano è intervenuto per smorzare il clima: "Qui funziona così, abbiamo una persona terza che prova a fare chiarezza. Ne prendo atto, la saluto e la ringrazio, ma non è che se c’è un’opinione divergente può dire che non c’è rispetto.

Io rispettando la sua età, il suo ruolo e la sua carriera le dico che stiamo cercando di far capire a chi ci segue come stanno le cose e se lei mi parla di sogni… Noi abbiamo il dovere di parlare della realtà". Lovati nel mentre ha specificato che si riferiva al collega e non al giornalista.

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