Cronaca giudiziaria

Chiuse le indagini su Nada Cella. Sotto accusa un'ex insegnante

Chiuse le nuove indagini sull'omicidio di Nada Cella: è indagata un'ex insegnante, Annalucia Cecere. L'ipotesi del movente: gelosia

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Si chiude la nuova indagine sull’omicidio di Nada Cella. C’è un’indagata, che ora ha 20 giorni di tempo per farsi interrogare dagli inquirenti. Il caso era stato oggetto di un’indagine precedente, che tuttavia non aveva preso in esame molti dettagli, ma da circa un anno e mezzo è tornato in auge a dare speranza a chi, come i famigliari della vittima, chiede ancora a gran voce giustizia. Il delitto era infatti rimasto irrisolto, opera di ignoti, e lo è stato per alcuni decenni.

Il 6 maggio 1996 Nada Cella fu uccisa a Chiavari, mentre si trovava nello studio di un commercialista, Marco Soracco, dove svolgeva le mansioni di segretaria. Un cold case il suo - per dirla all’americana - sul quale si sono accesi i riflettori grazie alla criminologa Antonella Pesce Delfino e la legale Sabrina Franzone, le quali, carte alla mano, hanno puntato l’accento su particolari sottovalutati nella prima indagine.

Con l’accusa di omicidio è stata indagata Annalucia Cecere, cui è stato notificato l’avviso di chiusura delle nuove indagini. La donna, che è assistita dall’avvocato Giovanni Roffo, è un’ex insegnante che oggi vive nel Cuneese. Su Cecere aveva puntato il dito una donna, la quale, in maniera anonima, aveva testimoniato di averla vista lasciare in motorino lo studio in cui Cella fu trovata cadavere. Tuttavia - gli inquirenti ritengono - sul veicolo ci potrebbero essere ancora tracce di Dna se le ipotesi degli investigatori, coordinati dal procuratore Francesco Pinto e dal sostituto Gabriella Dotto, si rivelassero corrette.

In una telefonata di agosto 1996, una donna aveva infatti telefonato alla polizia raccontando: “L’ho vista che era sporca, ha infilato tutto nel motorino. Io l’ho salutata, non m’ha guardato. Quindici giorni fa l’ho incontrata in carruggio, che andavo alla posta, non mi ha nemmeno guardata, è scivolata di là, verso sera”.

Testimonianza a parte, non c’è quindi però la prova del Dna, tuttavia all’epoca delle prime indagini, in casa di Cecere sarebbero stati trovati dei bottoni simili a quello che era sotto il corpo di Cella dopo l’omicidio, trovato dalle forze dell’ordine. Il movente, sempre secondo le ipotesi degli inquirenti, sarebbe una presunta gelosia da parte di Cecere nei confronti di Cella: l’ex insegnante avrebbe voluto il posto di segretaria da Soracco, ma forse potrebbe aver avuto anche un interesse sentimentale nei confronti del commercialista.

Soracco ha sempre smentito queste ipotesi, definendo tra l'altro la conoscenza con Cecere “superficiale”.

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