"Fu legittima difesa". Archiviato il maresciallo che uccise un egiziano la notte di Capodanno

L'uomo era armato di coltello e aveva già ferito quattro persone: "I militari intervenivano su una situazione di 'grave turbamento' determinata dalle prime notizie emerse sulla possibilità si trattasse di una cellula terroristica"

"Fu legittima difesa". Archiviato il maresciallo che uccise un egiziano la notte di Capodanno
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La posizione del maresciallo Luciano Masini, comandante della stazione dei carabinieri di Villa Verucchio, in provincia di Rimini, che la notte del 31 dicembre sparò e neutralizzò Muhammad Sitta, 23enne egiziano che terrorizzò i passanti armato di coltello, è stata archiviata. Il militare agì per legittima difesa e non ci fu alcun "eccesso colposo" nell'uso dell'arma da parte del comandante, carabiniere esperto e molto abile. Prima di essere neutralizzato, Sitta colpì 4 persone con un coltello ma fortunatamente non riuscì a infliggere alcuna ferita grave.

Il gip del Tribunale di Rimini, Raffaella Ceccarelli, ha ricostruito l'accaduto a partire dalle aggressioni di Sitta nei confronti di due giovani per strada. Dalle immagini registrate da un passante con un cellulare si nota che lo straniero, nonostante gli avvertimenti del carabiniere, è avanzato verso il maresciallo armato di coltello, parlando in arabo. "Va rappresentato che, certamente, i militari intervenivano su una situazione di 'grave turbamento' determinata dalle prime notizie emerse sulla possibilità si trattasse di una cellula terroristica", scrive il gip nel suo dispositivo. Una prospettiva che si è formata in quanto l'egiziano ha sferrato fendenti a caso contro i passanti, senza una evidente ragione, ma mosso da un impulso che non ha trovato spiegazioni logiche. Anche per questo motivo si è ipotizzato che, se pure non fosse un lupo solitario, fosse comunque un emulatore, ugualmente pericoloso.

L'azione del maresciallo Masini si è svolta secondo il protocollo, in quanto il militare ha esploso i primi colpi in direzione dell'uomo mirando ai piedi nel tentativo di fermarlo senza conseguenze. Nonostante sia stato colpito alla coscia di rimbalzo dai proiettili, Sitta ha proseguito nel suo incedere, quasi insensibile a quelle pallottole. Sono stati inutili anche i ripetuti inviti del maresciallo a gettare l'arma, che è rimasta ben salda nelle mani di Sitta.

Alla fine Masini fu costretto ad esplodere 12 colpi di cui cinque raggiunsero il 23enne all'addome, al torace, alla gola e al capo. Il maresciallo ha sempe sostenuto di non aver avuto alternative in quel momento. La posizione di Masini è sempre stata piuttosto chiara e non ci sono mai state possibilità concrete per una condanna.

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