Nonostante le decisioni del tribunale del Riesame, la procura di Brescia procede nel suo lavoro, portando avanti le ipotesi investigative che hanno portato all'apertura dei fascicoli che riguardano la gestione precedente della procura di Pavia, tra cui quello relativo alla presunta corruzione in atti giudiziari legata all'omicidio di Garlasco. Ieri, infatti, i pm Chiara Bonfadini e Claudia Moregola hanno escusso per ore l'ex pubblico ministero Giulia Pezzino, non indagata, come persona informata sui fatti. Lei, che all'inizio di quest'anno ha deciso di lasciare la magistratura a soli 45 anni, nel 2017 firmò con il procuratore aggiunto Mario Venditti la richiesta di archiviazione nei confronti di Andrea Sempio.
L'interrogatorio, che è iniziato nel pomeriggio ed è terminato in tarda serata, è stato incentrato sia sul "caso Sempio" che sul presunto "sistema Pavia". I giudici di Brescia, in base agli elementi che hanno attualmente in mano, credono che nel 2017 ci sia stata un'uscita di denaro anomala dalla famiglia Sempio a ridosso dell'iscrizione di Andrea nel registro degli indagati per l'omicidio di Chiara Poggi. Il padre, iscritto del fascicolo di Brescia insieme all'ex pm Venditti, sostiene che tutti i soldi in contanti usciti dai conti correnti, quello suo e quello del figlio, fossero destinati agli avvocati. Una circostanza sulla quale ora la guardia di finanza e la procura sta indagando, perché i dubbi sono tanti, soprattutto a fronte delle cifre. Secondo Andrea Sempio tra il 2016 e il 2017 sono stati versati per la sua difesa circa 50mila euro. Un orario molto corposo, soprattutto perché l'indagine è durata pochi mesi e non c'è stato un lavoro particolare da parte dei legali. Pezzino, che era parte di quella procura, era l'unica ancora non sentita.
Nei giorni precedenti sono stati ascoltati i tre avvocati di Sempio (Federico Soldani, Simone Grassi e Massimo Lovati) ma anche i carabinieri della polizia giudiziaria Giuseppe Spoto e Silvio Sapone e soprattutto quest'ultimo è stato sentito per due volte dalla procura, di cui la seconda per circa 8 ore. Ma ieri la procura di Brescia, a sorpresa, ha fatto effettuare una perquisizione in un appartamento dell'ex carabiniere per visionare una cassaforte. L'immobile non è attualmente nelle disponibilità di Sapone, perché affittato a soggetti terzi. Da quanto emerge, all'interno della cassetta non sarebbe stato trovato nulla.
Le informazioni sull'apertura sono attualmente discordanti, perché secondo alcune fonti i carabinieri si sarebbero affidati ai vigili del fuoco per la smuratura. Tutti gli interrogatori finora fatti dalla procura di Brescia sono stati secretati.