Garlasco, il papà di Sempio parla dopo l’indagine: “È passato tempo, chi si ricorda”

Giuseppe Sempio è indagato dalla procura di Brescia ma i suoi ricordi sono sfocati: "Di preciso non sappiamo niente"

Garlasco, il papà di Sempio parla dopo l’indagine: “È passato tempo, chi si ricorda”
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È notizia di ieri che Giuseppe Sempio, padre di Andrea, è stato indagato dalla procura di Brescia nell'ambito dell'inchiesta con l'ipotesi di reato di corruzione. Secondo gli inquirenti, ci sarebbe stata una movimentazione di denaro per agevolare l'archiviazione di Andrea Sempio nel 2017, all'epoca della prima iscrizione nel registro degli indagati per l'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Nello stesso fascicolo è stato iscritto anche l'ex pm Mario Venditti. Sempio senior è stato ospite di Quarto Grado per la prima volta in tv dopo la notizia di indagine e, a caldo, ha raccontato le proprie sensazioni sull'indagine che lo vede coinvolto in un'intervista telefonica.

"Stiamo ragionando e stiamo capendo un po’, ma di preciso non sappiamo niente", ha dichiarato Giuseppe Sempio, che ha dichiarato di aver ricevuto l'atto di notifica dopo che la notizia era stata resa nota dalla stampa. L'uomo ha poi raccontato che gli sono stati sequestrati i telefoni ma non sa cosa potrebbe emergere dalle ricerche, se possano esserci cose diverse rispetto a quelle da lui finora dichiarate: "Ma non lo so, chi si ricorda...". Giuseppe Sempio sembra non avere più ricordi di quegli anni, sono trascorsi quasi 9 anni dalla prima volta Andrea Sempio è finito sotto i riflettori per l'indagine e non ha, quindi, idea di cosa aspettarsi e cosa emergerà dai telefoni: "È passato tanto tempo, sono passati gli anni, e quindi sono cose che ormai non te lo ricordi neanche più".

Davanti all'obiezione che se "quei signori lì fossero delle persone che hai corrotto, te lo ricorderesti. Non può essere l'unica cosa che non ti ricordi", Giuseppe Sempio ha risposto: "Quella gente lì non la conosco neanche. Ma adesso bisogna capire bene le cose".

Molti sono gli interrogativi ai quali dovranno rispondere gli investigatori per risolvere la matassa, che non è facile da sbrogliare soprattutto a distanza di così tanti anni e davanti ai tanti "non ricordo" dell'indagato. I telefoni cellulari, però, hanno un'ottima memoria e non dimenticano mai, o quasi. È su questo che probabilmente puntano gli investigatori per trovare la soluzione.

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