
I punti chiave
C'è una svolta nell'inchiesta sul decesso di Alex Marangon, il 25enne trovato senza vita sul greto del fiume Piave a Vidor, nel Trevigiano, il 2 luglio del 2024, due giorni dopo aver partecipato a un rito sciamanico nell'Abbazia di Santa Bona, non distante dal luogo del tragico ritrovamento. La Procura di Treviso ha iscritto quattro persone nel registro degli indagati con l'ipotesi di morte come conseguenza di altro reato. Si tratta degli organizzatori dell'evento, Andrea Zuin e Tatiana Marchetto, e dei due curanderos colombiani Jhonni Benavides e Sebastian Castillo.
L'ipotesi della procura
Secondo la ricostruzione del procura, la notte tra il 20 e il 30 giugno, il giovane barman di Marcon (Venezia) sarebbe precipitato dalla terrazza dell'Abbazia in preda a una crisi psicotica dovuta all'assunzione di sostante stupefacenti. L'autopsia, infatti, ha individuato come causa del decesso un mix letale di ayahuasca, una bevanda amazzonica, e cocaina. Da qui l'ipotesi che il ragazzo, in preda a uno stato di profonda alterazione psicofisica, si sia gettato da un terrapieno sul greto del fiume. Un volo fatale, di circa 8 metri, che non gli ha lasciato scampo.
Gli indagati
Come anticipa il Corriere della Sera, gli inquirenti hanno chiesto all'avvocato dei due curanderos sudamericani di comunicare un domicilio per la notifica relativa all'iscrizione nel registro degli indagati. Zuin e Marchetto hanno preferito non commentare la notizia. La coppia si è sempre difesa, negando che all'evento sia stata consumata ayahuasca o qualunque altra sostanza psicotropa. A dir loro, ai partecipanti sarebbe stata somministrata una semplice tisana depurativa, come di consuento in questo genere di rituali.
I genitori di Marangon
Ad agosto del 2024 i genitori di Alex Marangon avevano presentato una querela nei confronti dei quattro indagati e di Alexandra Diana da Sacco, moglie del proprietario dell'Abbazia. Tra i reati ipotizzati nella denuncia vi era anche quello di omicidio volontario contro ignoti.
Il medico legale Antonello Cirnelli, consulente della famiglia, in sede dell'accertamento autoptico aveva evidenziato due lesioni sospette che, a suo dire, non sarebbero riconducibili con la caduta. Mentre per gli esperti della procura i traumi riscontrati sul corpo del ragazzo, inizialmente attribuiti a un pestaggio, sarebbero compatibili con l'impatto mortale.