
Se la Guardia Civil spagnola ha fretta di chiudere la vicenda della morte del dj Godzi come la conseguenza di un malore sopraggiunto in un momento di alterazione dopo un loro intervento nella casa del musicista napoletano ad Ibiza, la Procura di Roma vuole vederci chiaro. Per questo ha disposto il sequestro della salma di Michele Noschese appena rientrata in Italia per effettuare una nuova autopsia e ha aperto un fascicolo per omicidio preterintenzionale ipotizzando che il dj napoletano sia morto in seguito al trattamento dei poliziotti spagnoli che lo hanno immobilizzato dopo che i vicini avevano segnalato forti rumori e un’aggressione. La Procura di Roma, che ha giurisdizione sui cittadini italiani deceduti all’estero, disporrà nuovi accertamenti. Intanto sta effettuando verifiche sui primi esami effettuati su richiesta della famiglia, nel corso dei quali sarebbero state rilevate fratture ad entrambe le clavicole e a sette costole. Lesioni che, secondo i periti, potrebbero essere compatibili con un trattamento fisico violento da parte degli agenti per immobilizzarlo.
Secondo la versione ufficiale della polizia spagnola, il 35enne quella sera sotto l’effetto di sostanze stupefacenti avrebbe minacciato un anziano con un coltello. Mentre cercavano di bloccarlo avrebbe cominciato ad avere le convulsioni e sarebbe morto nonostante le manovre di rianimazione. L’autopsia spagnola ha concluso che dj Godzi è morto per arresto cardiocircolatorio causato da assunzione continuata di droga e sul suo corpo non ci sono segni evidenti di lesioni. Tuttavia, alcuni testimoni avrebbero raccontato una versione diversa, secondo cui il giovane sarebbe stato ammanettato mani e piedi, immobilizzato a terra a pancia in giù e avrebbe subito violenze durante l’intervento dei militari. Di qui, appunto, l’ipotesi di omicidio preterintenzionale formulata dal pm Francesco Basentini.
Il magistrato ha delegato la squadra Mobile di Napoli ad ascoltare Giuseppe Noschese. Il padre del dj, sentito giovedì per tre ore in questura, ha ribadito le dichiarazioni rese sull’isola dove risiedeva il figlio, che ora sono state formalmente acquisite e che confluiranno nel fascicolo aperto dagli inquirenti capitolini.
L’uomo, un noto medico napoletano, ha detto che «se in Italia una persona è in forte stato di agitazione, è dispnoico, cioè ha una insufficienza respiratoria, si chiama un servizio di assistenza sanitaria e non si chiede l’intervento della polizia».