
«Piena capacità di intendere e di volere»: al nuovo processo a carico di Alessia Pifferi, condannata in primo grado all'ergastolo per aver lasciato morire di stenti nel luglio 2022 la figlia Diana di 18 mesi, i periti nominati dalla corte d'Assise d'appello hanno portato ieri le conclusioni della relazione depositata lo scorso agosto. Lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini sottolinea che Pifferi è «affetta da esiti in età adulta di disturbo del neurosviluppo con residua fragilità cognitiva settoriale e immaturità affettiva», ma «ha piena capacità di intendere e di volere». Il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni evidenzia i pochi dati a disposizione sull'età scolare dell'imputata e rimarca come «quei deficit cognitivi appaiono scarsamente invalidanti sulle autonomie personali». Ribadisce la neuropsicologa Nadia Bolognini: nell'imputata «permane tutt'ora una fragilità emotiva, non significativamente invalidante sul funzionamento psico-sociale».
All'udienza è poi intervenuto Pietro Pietrini, medico e consulente della difesa: «Riteniamo che in Alessia Pifferi sussista un vizio parziale di mente, non era in grado di valutare propriamente le conseguenze delle sue azioni. Il punteggio di 64 al quoziente intellettivo è acclaratamente deficitario». Alla prossima udienza, il 22 ottobre, è prevista la sentenza.