Cronaca giudiziaria

Poliziotti accusati di aver picchiato uno stupratore, il giudice li assolve

Un detenuto straniero, che stava scontando nel carcere di Piacenza una condanna per violenza sessuale, aveva accusato due agenti della polizia penitenziaria di averlo malmenato. Ma a distanza di sette anni dai fatti, i poliziotti sono stati assolti perché il fatto non sussiste

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Un detenuto marocchino, che stava scontando una condanna per violenza sessuale ai danni di due donne, aveva accusato due agenti della polizia penitenziaria di averlo massacrato di botte. Secondo il giudice, non ci sarebbe però stato alcun pestaggio. E a distanza di sette anni dai fatti, i due poliziotti sono stati assolti nelle scorse ore perché il fatto non sussiste. Questa la vicenda che arriva da Piacenza, sulla quale sembra esser stata scritta la parola "fine". Stando a quanto riportato dalla stampa emiliana, l'episodio contestato si sarebbe verificato il 16 maggio del 2016. Il detenuto arrivò nel carcere piacentino proveniente da quello di Parma, dove aveva introdotto dispositivi con i quali aveva registrato a loro insaputa agenti e detenuti.

Secondo quel che riporta la testata online IlPiacenza, lo straniero era in precedenza stato condannato a nove anni per stupro e la sua storia carceraria era costellata da decine di richiami disciplinari e denunce per resistenza, lesioni, danneggiamenti. Quel giorno di maggio, il detenuto lamentò presunte violenze ai suoi danni commesse da due agenti, i quali lo avrebbero a suo dire malmenato in due differenti momenti. Due le posizioni che si sono contrapposte in aula, quindi: la parte offesa che sosteneva di essere stata picchiata da un lato, la difesa che negava le percosse dall'altro. In mezzo c’è il video delle telecamere di sorveglianza del reparto di isolamento, che avrebbe tuttavia fornito un contributo limitato in quanto puntate sul corridoio e non sulla cella. I poliziotti avrebbero tuttavia ricostruito una versione differente: sarebbe al contrario stato lo straniero ad aggredirli.

"Si era messo su uno sgabello in mezzo all’uscio della porta della cella, aperta per le visite che il medico eseguiva ma che doveva rimanere chiusa. Voleva essere accompagnato in bagno. A quel punto siamo intervenuti e io l’ho spinto dentro, ma lui ha preso le stampelle e ci ha aggredito - ha detto uno dei due poliziotti, ripercorrendo l'accaduto - lo abbiamo bloccato e ha cominciato ad urlare che lo stavamo massacrando, ma non è vero. Avevamo cercato di instaurare un dialogo. Tentava di insinuarsi nell’amministrazione penitenziaria per tirare fuori anomalie e registrarle. Eravamo perfettamente consapevoli della pericolosità passiva: tentava in ogni modo di mandare in crisi il sistema". E anche il pubblico ministero, che in passato si era già espresso per l'archiviazione avrebbe confermato la ricostruzione. "Ritengo che si debba escludere un doppio pestaggio cosi come descritto dal detenuto in prima battuta - ha affermato nel corso della requisitoria - quanto dichiarato successivamente invece è pieno di contraddizioni e sono parecchi gli elementi che stridono circa la sua versione".

E alla luce di tutto ciò, il giudice ha infine optato per l'assoluzione.

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