Cronaca giudiziaria

Processo Eternit bis, 12 anni all'imprenditore Schmidheiny

Arriva la sentenza per il caso "Eternit bis": Stephan Schmidheiny condannato dalla Corte d'assise di Novara a 12 anni e maxi risarcimento

Processo Eternit bis, 12 anni all'imprenditore Schmidheiny

Ascolta ora: "Processo Eternit bis, 12 anni all'imprenditore Schmidheiny"

Processo Eternit bis, 12 anni all'imprenditore Schmidheiny

00:00 / 00:00
100 %
Tabella dei contenuti

È arrivata la sentenza della Corte d'assise di Novara per il processo conosciuto come "Eternit bis". Il presidente della Corte Gianfranco Pezone si è pronunciato nella serata di ieri, martedì 6 giugno, condannando a 12 anni Stephan Schmidheiny, accusato di omicidio colposo aggravato per la violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. La pena prevede anche un maxi risarcimento.

Il caso

Stephan Schmidheiny, imprenditore svizzero proprietario di Eternit, fu l'ultimo gestore della fabbrica di Casale Monferrato, Alessandria (1976 - 1986). Morirono 392 persone a causa degli effetti dell'amianto. Fu una vera e propria strage: 62 vittime erano ex lavoratori dell'azienda, mentre gli altri erano tutti cittadini dei dintorni che respirarono le letali fibre d'amianto. A causare le morti furono soprattutto i mesoteliomi insorti a seguito dell'esposizione, ma non mancarono anche altre patologie.

Nel 2014, la prescrizione del processo per disastro ambientale. Il dibattimento, con la prima udienza, viene poi avviato il 9 giugno 2021. A distanza di due anni, finalmente, la sentenza. Se da un lato la difesa di Schmidheiny, costituita dagli avvocati Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva, mirava a un'assoluzione per mancanza di prove certe del nesso di casualità, dall'altra la procura, rappresentata dai pm Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare, aveva chiesto l'ergastolo per il 75enne svizzero.

Alla fine, dopo ben 6 ore di camera di consiglio, il presidente della Corte d'assise di Novara Gianfranco Pezone ha emesso la sentenza a 12 anni di reclusione più pagamento di 86 milioni di euro come risarcimento, di cui 50 milioni andranno al Comune di Casale Monferrato, costituitosi parte civile, 30 milioni allo Stato italiano, e 500mila euro all'associazione delle vittime. Non solo. Nei confronti dell'imprenditore svizzero è scattata anche la pena accessoria di 5 anni di interdizione ai pubblici uffici.

Schmidheiny, fra l'altro, era già stato condannato a tre anni e mezzo dal tribunale di Napoli e a un anno e otto mesi da quello di Torino.

La difesa di Schmidheiny

"Siamo molto soddisfatti che sia stato escluso il dolo e quindi il fatto che si parli di un omicidio colposo si tratta di colpa imprenditoriale e non può essere qualificato come un omicida intenzionale", ha dichiarato Astolfo Di Amato, uno degli avvocati dell'imprenditore. "Rispetto a una richiesta di ergastolo mi sembra che la sentenza abbia riconosciuto che non si può parlare di dolo nel modo più assoluto che era l'argomento principale dell'accusa", ha aggiunto il collega Guido Carlo Alleva. "Faremo appello perché riteniamo che secondo la nostra prospettiva le questioni da risolvere siano ancora molteplici, certamente è una sentenza di condanna che non condividiamo, riteniamo che ci siano problematiche serie, tecniche e giuridiche, che intendiamo riproporre alla corte d'appello", ha concluso.

Le reazioni dei cittadini

Presenti durante la lettura della condanna anche tanti parenti delle vittime, che hanno raggiunto il tribunale in autobus da Casale Monferrato. "Oggi è un giorno agrodolce perché purtroppo, essendo stato il reato di omicidio derubricato da doloso a colposo, per molte delle vittime è scattata la prescrizione", è stato il commento ad Agi di Bruno Pesce, storico coordinatore dell'associazione familiari vittime di amianto Afeva di Casale Monferrato."Ora speriamo che questa condanna sia confermata in Cassazione", ha proseguito, "la sensazione è che abbiamo scalato una montagna ma non siamo ancora giunti in cima. La prescrizione, purtroppo, potrebbe rendere ogni sentenza vana. Sarebbe il fallimento della giustizia".

"Finalmente accanto al nome di Stephen Schmidheiny è comparsa la parola colpevole", ha commentato Federico Riboldi, il sindaco di Casale Monferrato.

"Sicuramente la condanna a 12 anni di carcere non soddisfa appieno la sete di giustizia di un territorio e di una comunità che dopo anni continua a soffrire a causa delle conseguenze di quelle azioni commesse da chi ha anche avuto la responsabilità di fuggire da Casale abbandonando uno stabilimento nel territorio cittadino che era una vera e propria bomba nociva per la salute", ha aggiunto.

Commenti