Cronaca giudiziaria

Riduce in fin di vita un bagnino per rapinarlo: la follia dello straniero

Un ventottenne è stato condannato a nove anni e sei mesi di reclusione: avrebbe aggredito brutalmente un bagnino a Viareggio, riducendolo in fin di vita per rubargli il portafoglio. Anche la Cassazione gli ha negato ogni attenuante, per la brutalità con cui si è svolta l'aggressione

Riduce in fin di vita un bagnino per rapinarlo: la follia dello straniero

Aggredì di punto in bianco un giovane bagnino a Viareggio, portandogli via i contanti che aveva nel portafoglio e la carta di credito. Non prima però di averlo ridotto in fin di vita a suon di calci e pugni, lasciandolo al esanime al suolo. E dopo tre gradi di giudizio, è stato condannato a in via definitiva a nove anni e sei mesi di reclusione: la Cassazione si è espressa nelle scorse ore, scrivendo la parola "fine". Protagonista della vicenda che arriva dalla Toscana è uno straniero di 28 anni, per una storia che si è chiusa a quasi cinque anni di distanza dal suo inizio. Stando a quanto riportato infatti dal sito Luccaindiretta.it, i fatti si verificarono ormai un quinquennio fa, nel 2018: lo straniero (supportato da un complice, a quanto pare) avrebbe avvicinato il bagnino in darsena.

Ed approfittando dell'assenza di testimoni, lo avrebbe massacrato di botte, alleggerendolo dei 600 euro che aveva con sé e della carta di credito (con la quale nei giorni successivi avrebbe effettuato acquisti in vari negozi per un totale di circa 1400 euro). L'aggressore avrebbe lasciato il ragazzo a terra in una pozza di sangue, dopo avergli fratturato il naso e la mandibola. Solo il pronto intervento dei soccorsi (allertati da alcuni passanti, gli stessi che lo avrebbero assistito in attesa dei sanitari) avrebbe evitato il peggio, trasportando tempestivamente l'aggredito presso l'ospedale locale. Le successive indagini condotte dalle forze dell'ordine permise di accertare come lo straniero facesse parte di una banda criminale particolarmente attiva in Versilia in tema di furti ed aggressioni. Quest'ultimo fu infatti rintracciato dagli operatori nei giorni successivi al pestaggio, anche grazie alle telecamere di sorveglianza di uno degli esercizi commerciali nei quali spese il denaro rubato.

Per chiudere il cerchio, fu riconosciuto anche dalla vittima stessa, fugando ogni dubbio. E dopo esser stato arrestato dai carabinieri è finito a processo, uscendone colpevole in ogni grado di giudizio. Tramite il proprio avvocato difensore, il ventottenne aveva chiesto perlomeno il riconoscimento di alcune attenuanti. I giudici gli hanno tuttavia negato ogni tipo di attenuante invocata per la particolare aggressività e per il comportamento processuale.

“Rilevato che il secondo motivo di ricorso, che censura il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche - si legge infatti nella sentenza degli ermellini - è manifestamente infondato, in quanto il richiamo alla notevole aggressività della condotta e al comportamento processuale del ricorrente consegna una motivazione esente da manifesta illogicità, che pertanto è insindacabile in Cassazione”.

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