Cronaca giudiziaria

"Vivi come le occidentali". E il magrebino minaccia l'ex-moglie

Un cinquantaquattrenne magrebino è finito a processo a Perugia con l'accusa di stalking nei confronti dell'ex-moglie. Non avrebbe accettato la decisione della donna di vivere "all'occidentale" e l'avrebbe più volte minacciata, oltre a darle della prostituta

"Vivi come le occidentali". E il magrebino minaccia l'ex-moglie

Avrebbe perseguitato l'ex-moglie, per convincerla a cambiare idea e a tornare insieme. E nei (frequenti) momenti di rabbia non avrebbe esitato ad insultarla e a minacciarla, dandole della poco di buono e puntando il dito sulla volontà della consorte di vivere "all'occidentale". Sulla base di queste accuse, un uomo di 54 anni originario del Marocco e residente in provincia di Perugia è finito a processo per stalking nei confronti dell'ex-coniuge. L'udienza di ieri, caratterizzata dall'assenza di uno dei testimoni dell'accusa, ha indotto il giudice del tribunale del capoluogo umbro a rinviare il procedimento al prossimo settembre. Stando a quanto riportato dal sito PerugiaToday, tutto iniziò quasi dieci anni fa, quando nel rapporto fra il cinquantaquattrenne e la connazionale emersero le prime crepe. Una frattura divenuta via via sempre più insanabile, fin quando la moglie decise di troncare la relazione e di lasciarlo.

Una decisione che lo straniero non accolse affatto di buon grado. E secondo l'accusa, avrebbe fatto pressione per mesi e mesi sulla donna, alternando promesse a vere e proprie minacce. Stando all'accusa, da un lato “dichiarava tramite telefonate e sms il proprio sentimento di amore, richiedendo e pretendendo in modo ossessivo di ricominciare la relazione, incurante del chiaro e insindacabile rifiuto della donna”. Dall'altro però la pedinava di continuo e non esitava a rivolgerle epiteti offensivi ed accuse. "Vuoi vivere come le donne occidentali - le avrebbe detto in più occasioni - non sei una buona madre né una buona moglie”. Spesso e volentieri poi, si spingeva oltre: non di rado la pedinava, dicendole di essere al corrente di ogni suo minimo spostamento e delle sue nuove amicizie maschili.

E in quei casi, i messaggi erano decisamente più offensivi: secondo l'accusa, l'ex-marito l'avrebbe più volte offesa chiamandola “tro**, zoc**** e rivolgendole altre espressioni volgari e pesanti di discredito, fortemente denigratorie della sua persona”. L'avrebbe quindi denigrata più volte in pubblico, oltre che davanti al figlio minorenne. L’imputato avrebbe anche parlato male della donna con parenti, amici e conoscenti, ledendone la reputazione nel tentativo di isolarla e di farle attorno terra bruciata. E le rivolgeva poi “intimidazioni e minacce anche di un male ingiusto, con espressioni di odio e di vendetta”. Una situazione che avrebbe causato alla vittima e al minore un grave e perdurante stato di ansia e paura, fin quando la donna ha deciso di superare il timore di eventuali ritorsioni da parte dell'ex.

E di denunciare quel che stava subendo alle forze dell'ordine.

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