
Andrea Cavallari, condannato a 11 anni per la strage di Corinaldo ed evaso dal carcere della Dozza in seguito a un permesso per discutere la sua tesi di laurea, si trova ancora in Spagna, dov è stato arrestato dopo 2 settimane di fuga. Si trova attualmente presso il centro penitenziario di Brians, a Barcellona, dove resterà fino a quando non verranno completate le pratiche per l'estradizione in Italia. Non tornerà più nel carcere della Dozza di Bologna, dove è molto probabile che abbia intessuto i rapporti che gli hanno permesso di tessere le trame della sua fuga.
Aveva con sé quello che viene definito "kit del fuggiasco", che comprendeva anche una carta di credito ricaricabile intestata a una donna, che non solo aveva ricevuto dei bonifici recenti ma era stata anche attivata di recente. È grazie a questa carta, utilizzata per fare alcuni pagamenti, che Cavallari è stato individuato e questa sarà una delle strade battute dagli investigatori per fare luce su chi possa averlo aiutato nella fuga, fornendogli tutto ciò che gli poteva tornare utile per resistere il più possibile. Aveva con sé anche due telefoni al momento della cattura e uno di questi pare lo avesse anche durante il pranzo con la famiglia, prima di far perdere le sue tracce. Le indagini dovranno essere svolte a 360 gradi, senza tralasciare nessun sospetto, nemmeno quello di un possibile smercio di droga in carcere da parte di Cavallari.
Che nelle carceri circoli la droga non è una novità, benché sia ovviamente vietato, così come l'utilizzo dei telefoni. Esistono fonti in base alle quali si sa che vendere droga dietro le sbarre può fruttare anche dieci volte di più rispetto allo spaccio "all'aperto". Non ci sono ancora certezze, si tratta di un'ipotesi che dovrà essere valutata nelle prossime settimane per verificare che ci siano riscontri, ma viene avanzata come possibile attività per accumulare il denaro necessario per la fuga in Spagna.
Aveva anche 800 euro in banconote false da 20 euro con sé, che in qualche modo si dev'essere procurato prima o durante la fuga, al pari del documento falso con il quale è riuscito ad affittare le stanze d'hotel. Una delle certezze è che abbia avuto contatti importanti in carcere che gli hanno permesso poi di pianificare e mettere in atto la fuga.