Cronaca giudiziaria

“Subito l’Olindo”: quell'audio sulla strage di Erba che può riaprire il caso

Audio inediti e vizi di forma: in un podcast spuntano molte perplessità in merito alla testimonianza di Mario Frigerio sulla strage di Erba

Olindo Romano e Rosa Bazzi durante uno dei processi
Olindo Romano e Rosa Bazzi durante uno dei processi
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Ci sarà la revisione del processo sulla strage di Erba? Gli elementi interessanti non mancano, e sono elementi che negli anni hanno istillato nell’opinione pubblica il ragionevole dubbio che Rosa Bazzi e Olindo Romano, i coniugi vicini di casa delle vittime condannati in tre gradi di giudizio, in realtà potrebbero non essere colpevoli del pluri-omicidio. O che, quando meno, non ci sarebbero state prove a loro carico anche in virtù di presunti vizi di forma.

Se ne parla in una puntata del podcast di Fronte del Blog: è intervenuto il giornalista Edoardo Montolli, autore insieme a Felice Manti del volume “Il grande abbaglio - Controinchiesta sulla strage di Erba”, del quale è disponibile una nuova edizione aggiornata. Nel podcast vengono fatti ascoltare degli audio mai sentiti al processo, tra cui un’intervista rivolta da Manti e Montolli a Manuel Gabrielli, avvocato di Mario Frigerio, l’unico che al momento era sopravvissuto alla strage. Sia Frigerio che Gabrielli però intanto sono venuti a mancare. Nell'intervista, il legale spiega che il suo assistito era ancora “sotto l’effetto di farmaci che gli annebbiavano la mente”, mentre successivamente avrebbe avuto modo “ricordare in modo preciso e ponderare in modo adeguato”. Lo stesso Gabrielli si sarebbe detto spiazzato e timoroso di fronte al cambio di rotta di Frigerio, che dapprima aveva definito un identikit molto preciso per poi puntare il dito su Romano.

Il riconoscimento di Frigerio

Stando a quanto accadde al processo, Frigerio avrebbe riconosciuto come colpevole della strage un vicino di casa, Olindo Romano, che con la moglie Rosa Bazzi aveva avuto dissapori con Castagna. In realtà, nell’immediatezza Frigerio non descrisse il vicino, ma uno sconosciuto mai visto: un uomo dalla carnagione olivastra, più alto di lui, esperto nelle arti marziali, con tanti capelli e un’attaccatura bassa, forte come un toro. Il riconoscimento fu attestato anche dal figlio Andrea Frigerio, il 21 dicembre 2006, quando fu ascoltato a sommarie informazioni. Tanto che all’inizio si indagò tra le conoscenze nordafricane della famiglia Castagna-Marzouz. Olindo Romano è però un centimetro più basso di Frigerio, ha la carnagione bianca e sicuramente non ha una capigliatura folta. E allora come fu possibile che il vicino fosse riconosciuto come autore della strage?

Gli audio inediti

Uno degli audio a disposizione di Manti e Montolli fu ascoltato alla fine del processo di primo grado, ed era relativo a una frase che Frigerio avrebbe pronunciato il 15 dicembre 2006 davanti al pm Simone Pizzotti, ma mai ascoltata prima dai periti dell’accusa, dai periti del tribunale o dai periti della difesa. Solo un giudice a latere ne era a conoscenza. La frase sarebbe: “È stato Olindo”. Ma si sarebbe trattato di un audio modificato con un’app, e quindi la frase originale sarebbe stata: “Stavano uscendo”.

Dopo aver attestato l’assenza di macchie di sangue sugli abiti di Romano e Bazzi, il 20 dicembre 2006 il comandante dei carabinieri di Erba Luciano Gallurin si sarebbe recato in ospedale autonomamente per parlare con Frigerio. Stando agli audio, il militare avrebbe chiesto per 9 volte al convalescente se fosse stato Olindo a colpirlo. Ma poi in aula Gallurin smentì di averlo mai chiesto. I carabinieri avrebbero fatto visita a Frigerio anche la mattina di Natale, ma non c’è brogliaccio, audio o verbale di quell’incontro. Mentre nella trascrizione dell’incontro del giorno successivo, Santo Stefano, spunta una frase incriminante: “Subito l’Olindo”. I periti hanno analizzato quest’audio, in particolare è stato dato incarico al professor Giuseppe Sartori, ordinario di Neuropsicologia all’università di Padova. Secondo la perizia nell’audio si ascolterebbero invece le parole: “Subito l’ho visto”. E lo stesso giorno, quando Gabrielli andò a trovare il suo assistito, Frigerio tornò a non ricordare.

Dal 28 dicembre 2006 al 3 gennaio 2007 non ci sono intercettazioni, fino a un filmato in cui Frigerio fa un nome: “Ottolino, Ottolindo”. “Se questo fatto fosse accertato – ha commentato Montolli nel podcast – significherebbe ovviamente che il riconoscimento di Olindo Romano da parte di Mario Frigerio avvenne nei giorni successivi, quando però le intercettazioni del testimone spariscono misteriosamente nel nulla, dalle 11,49 del 28 dicembre alle 9,55 del 3 gennaio.

Se questo fatto fosse accertato, vorrebbe dire che il ricordo di Frigerio mutò da una persona sconosciuta, alta e olivastra al notissimo vicino di casa, basso e bianco proprio nel momento in cui nulla possiamo sapere di ciò che accadde intorno al testimone”.

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