Ha commesso almeno 40 omicidi ma, secondo alcune fonti, il conto in realtà è superiore, attestandosi a 60 vittime. Rientra sicuramente nell’elenco delle serial killer donne più prolifiche della storia e “vanta” un primato: è stata la prima assassina seriale attiva negli Stati Uniti nel Ventesimo secolo. Belle Gunness è considerata la Vedova Nera per eccellenza, attiva tra il 1894 e il 1908 tra Illinois e Indiana. Ma c’è un altro dettaglio a renderla unica: la sua fine misteriosa.
L'infanzia e il sogno americano
Brynhild Paulsdatter Størseth – suo vero nome – nasce l’11 novembre del 1859 a Selbu, Sør-Trøndelag, Norvegia. È la più giovane di otto figli e aiuta la sua famiglia come può: all’età di 14 anni inizia a lavorare per le fattorie della zona mungendo e allevando il bestiame, con il sogno di mettere da parte abbastanza soldi per trasferirsi a New York. Coltiva il sogno americano per anni, fino al 1881, quando si trasferisce negli States e cambia il suo nome in Belle. Si sposta subito a Chicago per raggiungere la sorella Nellie, immigrata diversi anni prima, e va a vivere con lei e il cognato. Inizia a lavorare come domestica, fino a quando non trova impiego in una macelleria. Fisicamente forte e di aspetto mascolino, un lavoro su misura per lei.
La nascita della Vedova Nera
Nel 1884 sposa Mads Sorenson, immigrato norvegese come lei. La coppia decide di aprire un negozio di dolciumi, ma dopo un anno crolla tutto: l’esercizio viene distrutto dalle fiamme. Con il denaro dell’assicurazione viene acquistata un’abitazione che va in fiamme nel 1898. Altro risarcimento, altra abitazione, anch’essa rasa al suolo da un rogo. Coincidenze a dir poco strane, ma nessun sospetto.
Carolina, la prima figlia della coppia, muore improvvisamente. Poi è la volta di un altro figlio, Axel. Per entrambi viene posta la diagnosi di enterocolite fulminante. Diagnosi errata: la morte è per avvelenamento. La madre aveva assicurato entrambi i bambini e riscuote un grosso assegno. Il disegno si replica nel luglio del 1900, quando muore il marito Mads Sorenson: in questo caso i medici puntano il dito contro un problema cardiaco.
Brynhild Paulsdatter Størseth diventa Belle Gunness
Incassato l’ennesimo premio assicurativo, la donna lascia la città con tre bambini (due figlie naturali e un bimbo in custodia) e si trasferisce in Indiana, a La Porte per la precisione, dove acquista un allevamento di maiali. L’1 aprile sposa Peter Gunness ed eredita il suo cognome, diventando a tutti gli effetti Belle Gunness. Ma le "tragedie" continuano e la prima coinvolge proprio il coniuge: otto mesi dopo le nozze, mentre prova a recuperare uno scatolone da uno scaffale, viene colpito da un pesante tritacarne. La botta risulta fatale: cranio sfondato, non c’è niente da fare. Il medico legale non esclude l’omicidio, ma non salta fuori nulla di strano. In realtà sono evidenti i sintomi di un avvelenamento da stricnina. Anche in questo caso, la donna raccoglie un ottimo assegno di assicurazione: 3 mila dollari.
Nel 1905 scompare dalla fattoria il bambino in custodia a Belle Gunness – non si saprà mai il suo destino – mentre la donna inizia a reclutare manodopera per la sua attività attraverso i giornali di Chicago. Uno dei primi a rispondere è il bracciante Henry Gurholt: dopo qualche corrispondenza con i suoi familiari, svanisce nel nulla. I suoi cari si mettono in contatto con la datrice di lavoro, ma Belle Gunness non è di grande aiuto: dice che Gurholt avrebbe lasciato la fattoria per seguire dei commercianti di cavalli. Eppure qualcosa non torna: nell’abitazione della Gunness sono ancora presenti i suoi effetti personali, compreso il riconoscibile soprabito di pelliccia.
Il caso di Gurholt non è isolato. Belle Gunness continua a scrivere sui giornali della zona, in particolare nella rubrica per cuori solitari, descrivendosi come una vedova piacente e alla ricerca di un marito. Ma i candidati, di punto in bianco, spariscono senza lasciare tracce. John Moe risponde all’annuncio della donna nel 1906 e nessuno avrà più sue notizie, parenti compresi. Anche in questo caso i suoi effetti personali sono a casa dell’allevatrice di maiali.
Il misterioso incendio
Belle Gunness non si fa scrupoli e si dimostra abilissima nel nascondere i cadaveri. Almeno fino al 28 aprile 1908, ovvero fino all’incendio che ancora oggi cela dubbi e misteri. La fattoria di La Porte viene devastata dall’ennesimo rogo: le autorità trovano i corpi di una donna adulta senza testa – la Gunness, secondo gli agenti – e dei suoi tre figli. Ma ulteriori indagini portano alla luce i resti parziali di almeno altre 11 persone.
Dopo una settimana, i poliziotti trovano gli effetti personali di molte persone, rintracciate grazie all’ausilio di diversi parenti delle vittime: è il caso dei parenti di Andrew Helgelien, fatto a pezzi e nascosto in un sacco di iuta. Gli investigatori concentrano la loro attenzione sui terreni della fattori e gli scavi confermano le loro teorie: rinvengono numerosi sacchi di tela contenenti torsi, mani, braccia, ossa umane.
Nessuna mamma morta nel disperato tentativo di salvare i figlioletti? Le conclusioni delle autorità cambiano radicalmente sull’incendio nella fattoria e si teme un’incredibile messa in scena. Una conferma – difficile da verificare – arriva da Ray Lamphere, braccio destro e amante occasionale di Belle Gunness. Condannato per l’incendio doloso della fattoria, l’uomo confessa che la donna era solita arruolare braccianti con il solo obiettivo di ucciderli e derubarli. Ma non è tutto: l’allevatrice gli avrebbe chiesto di bruciare la sua tenuta con i suoi figli all’interno per poter scappare e ricominciare da zero. Il corpo femminile, secondo l’uomo, non sarebbe quello della Gunness, ma di una malcapitata vittima scelta per il teatrino.
Ufficialmente Hell’s Belle – il suo soprannome – viene dichiarata morta, anche se l’autopsia conferma i dubbi: il corpo privo di testa trovato nella fattoria è più corto e più leggero di quello della norvegese. Nessuna spiegazione sulla “fine” della testa del cadavere. Inizia a farsi strada il sospetto che Belle Gunness possa essere scampata all'incendio, portando con sé i beni di valore sottratti alle vittime. Un vero e proprio giallo, un mistero che negli anni ha spinto molte persone a visitare la fattoria come una vera e propria attrazione turistica.
Negli anni successivi, in varie zone degli Stati Uniti, spuntano presunti avvistamenti e si moltiplicano i casi di morte sospetta. L’ultima segnalazione risale al 1935, in Ohio. L'unica certezza i tanti omicidi commessi, ma anche il numero è ipotetico, tra i 40 e i 60. La Vedova Nera per antonomasia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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