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Le "voci" dietro gli omicidi efferati: il serial killer "nato per soffrire"

Mendicanti squartati e mutilati, prostitute uccise barbaramente, sesso con i cadaveri: quello del serial killer spagnolo Francisco Escalero è uno dei casi di omicidio seriale più agghiaccianti

 Screen CanalSur Media via YouTube
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Nell’elenco dei serial killer più famosi di Spagna rientrano sicuramente José Antonio Rodríguez Vega, Joan Vila Dilmé e Enriqueta Martí. Ma il caso di assassino seriale più agghiacciante è sicuramente quello di Francisco Escalero, attivo tra il 1987 e il 1994: un totale di undici omicidi ufficiali, ma il conto potrebbe essere più alto. Gli esperti, in realtà, non hanno dubbi: il numero è sicuramente più elevato.

Soprannominato dalla stampa Matamendigos, Francisco Escalero ha ucciso mendicanti e prostitute con metodi sempre diversi: strangolamenti, aggressioni con pietre o accoltellamenti. Una brutalità impressionante, seguita da decapitazioni, squartamenti e mutilazioni. E ancora il serial killer madrileno ha confessato con una certa soddisfazione atti di cannibalismo e necrofilia.

L'infanzia problematica

Francisco Escalero nasce a Madrid il 24 maggio 1954 da una famiglia di umili origini. Cresciuto in un ambiente di estrema povertà in un quartiere della capitale, il futuro mendigo asesino sviluppa un quadro psicologico disastrato: è riservato e solitario, ama visitare i cimiteri di notte – a partire dal vicino cimitero dell’Almudena – e si fa notare per stravaganze e scontrosità. Sin da adolescente, manifesta pulsioni suicide: più di una volta prova a buttarsi sotto le auto in corsa.

Taciturno e isolato, Francisco Escalero ama trascorrere le notti tra le tombe e trascorre il resto delle giornate immerso nella depressione. Il suo comportamento provoca le ire del padre, un uomo violento, che spesso ricorre a pesanti rimproveri e percosse. Esasperato dalla situazione, a quattordici anni scappa di casa e inizia a fare uso di alcol, arrivando a bere un litro di vino al giorno. Nel 1970, all’età di 16 anni, viene ricoverato in un ospedale psichiatrico.

I primi guai con la giustizia

Già dedito a furti e rapine, Francisco Escalero nel 1973 viene spedito in riformatorio per aver rubato una moto. Ma si tratta solo del primo di una seria lunga serie di reati. Poco più tardi, nel 1975, insieme a un amico aggredisce una coppia nei pressi di un cimitero e violenta la ragazza davanti agli occhi del fidanzato. Individuato e arrestato dalle forze dell’ordine, viene condannato a dodici anni di carcere.

La depressione aumenta esponenzialmente nel periodo trascorso dietro le sbarre e Francisco Escalero si fa coprire il corpo di tatuaggi. “Sei nato per soffrire”, recita una delle scritte. Nel 1984 esce di prigione ma non c’è nessuno ad aspettarlo: né la famiglia, né gli amici gli tendono la mano. A trent’anni si ritrova solo e inizia a vagabondare nei pressi della parrocchia di Nostra Signora di Fatima a Madrid, consumando numerose quantità di Roipnol e alcol.

Il madrileno diventa sempre più aggressivo e violento, ma non solo. È in quel periodo che inizia ad accusare le allucinazioni uditive, delle voci che gli chiedono di commettere nuovi crimini e di profanare i cimiteri, e che si aggiungono ai problemi psichici presenti fin dall’infanzia. Soffre inoltre di percezioni alterate del corpo e spesso prova la sensazione di non esistere.

La nascita del Matamendigos

Spinto dalle incontrollabili voci, Francisco Escalero inizia a uccidere nel 1987. La prima vittima è Paula Martínez, una prostituta tossicodipendente conosciuta in Calle Capitàn Haya a Madrid: la trentenne viene decapitata e poi il cadavere viene bruciato. La testa verrà rinvenuta nei pressi del cumulo di cenere e ossa.

Nel marzo del 1988 il secondo omicidio, vittima un mendicante chiamato Juan: Francisco Escalero lo coglie di sorpresa e lo colpisce alle spalle con un coltello, per poi spaccargli la testa con una pietra. Un mese dopo, nella sua rete cade un altro senzatetto: il suo corpo viene ritrovato semicarbonizzato nel cimitero di Aluche.

Violenza efferata

La violenza cresce sempre di più, una truculenza senza limiti che si riversa negli omicidi successivi. Stordito da alcol e droghe, Francisco Escalero decapita, mutila e brucia le vittime per cancellare le tracce, portando via anche le dita. Alcuni cadaveri si contraddistinguono per il cuore e le viscere asportate, mentre a un mendicante – Julio, ucciso nel maggio del 1989 – vengono amputati i genitali.

Contemporaneamente, il Matamendingos continua le sue incursioni nei cimiteri per compiere atti di necrofilia sui cadaveri. Ed Escalero riesce sempre a farla franca: la polizia accende i riflettori su presunte sette sataniche, senza prendere in considerazione piste alternative. Il madrileno continua a uccidere indisturbato: tra la fine del 1989 e il 1993 assassina altre cinque persone, sempre con mutilazioni, decapitazioni e bruciando i corpi.

La confessione e la fine

Nel 1993 Francisco Escalero viene ricoverato in un ospedale psichiatrico della capitale insieme a un altro senzatetto, Víctor Luis Criado. I due riescono a fuggire dalla struttura e passano qualche giorno ad ubriacarsi. Poi, di punto in bianco, Escalero uccide Criado: cranio sfondato e corpo carbonizzato. Si tratta dell’ultimo omicidio firmato dal serial killer.

Dopo averlo spinto ad ammazzare prostitute e mendicanti, le voci chiedono a Francisco Escalero di suicidarsi. L’uomo si piazza dunque al centro di una trafficata strada di Madrid e si fa investire da una macchina, rimediando “solo” una gamba fratturata. In un momento di lucidità in ospedale, decide di confessare i suoi crimini a un infermiere: “Non voglio continuare a uccidere”, la sua preghiera.

Interrogato dalle autorità, confessa quattordici omicidi. Schizofrenia, alcolismo cronico, dipendenza da benzodiazepine, perversioni multiple quali promiscuità sessuale, necrofilia, cannibalismo: secondo i periti, Escalero è affetto da tutto ciò, senza dimenticare la cecità pressoché totale da un occhio.

Processato nel febbraio del 1995, viene riconosciuto colpevole di undici omicidi ma non responsabile per i suoi atti in quanto affetto da gravi patologie mentali. Francisco Escalero viene dunque ricoverato nel manicomio criminale di Fontcalent (Alicante), dove non mostra alcun segno di aggressività.

Il 19 agosto del 2014 il Matamendigos muore nella sua cella soffocato dal nocciolo di una prugna.

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