
Marcel Petiot fa parte di una categoria di serial killer poco numerosa, quella degli assassini mossi dalla necessità di ottenere vantaggi materiali. Noto anche come “dottor Morte”, agì in Francia durante l’occupazione nazista: fingendo di appartenere alla Resistenza, attirò ebrei benestanti con la scusa di aiutarli a fuggire - sosteneva di poter aiutare i ricercati dalla Gestapo a scappare in Sud America attraverso il Portogallo, in cambio di una lauta ricompensa - e li uccise per poi derubarli. L’uomo fu accusato di 27 omicidi, ma secondo gli esperti il bilancio potrebbe essere ben più elevato (qualcuno parla di 63 vittime).
Infanzia e adolescenza
Marcel Petiot nasce il 17 gennaio del 1897 ad Auxerre, nella Francia centro-settentrionale. Non si hanno molte informazioni sulla sua infanzia. Durante l’adolescenza rapina una cassetta postale e viene accusato di danneggiamento di proprietà pubblica e furto. Per quei reati viene sottoposto a una perizia psichiatrica, che porta all’archiviazione delle accuse in quanto affetto da una malattia mentale. Nel corso della giovinezza sono numerosi gli atti criminali, tra rapine e furti. Viene espulso da diverse scuole, ma nel luglio del 1915 riesce a completare gli studi in un’accademia parigina.
Marcel Petiot si arruola nell’esercito francese durante la Prima guerra mondiale ed entra in servizio da volontario nel gennaio del 1916. Viene ferito nella seconda battaglia dell’Aisne e manifesta ulteriori sintomi di crollo mentale. Viene dunque mandato in diversi istituti specializzati, ma viene arrestato per aver rubato morfina, forniture militari, portafogli e ancora fotografie e lettere. Viene incarcerato a Orleans, ma poi viene trasferito in un ospedale psichiatrico di Fleury-les-Aubrais, dove gli vengono diagnosticati numerosi disturbi mentali. Nonostante ciò, nel giugno del 1918 viene nuovamente mandato al fronte. Solo in seguito a una nuova diagnosi, ottiene il congedo con una pensione di invalidità.
La prima vittima
Terminata la guerra, Marcel Petiot si laurea in medicina e inizia a lavorare all’ospedale psichiatrico di Évreux. Successivamente si trasferisce a Villeneuve-sur-Yonne, periodo in cui inizia a fare uso di stupefacenti. Nonostante il lavoro fisso, continua a compiere piccoli furti. Inoltre, finisce nel mirino per alcune pratiche mediche discutibili, come l’esecuzione di aborti illegali.
Qualcosa continua a tormentare il medico, che nel 1926 firma il primo delitto. La vittima è Louise Delaveau, la figlia di un paziente anziano con cui Petiot ha una relazione. La donna sparisce nel maggio di quell’anno. Nonostante gli indizi sul conto del dottore, la polizia archivia il caso come fuga volontaria. Come se nulla fosse, l’anno dopo Petiot si sposa con Georgette Lablais, la figlia ventitreenne di un ricco proprietario terriero e macellaio di Seignelay. Dal loro amore, nell’aprile del 1928, nasce il figlio Gerhardt.
Marcel Petiot è attivo politicamente – diventa persino sindaco di Villeneuve-sur-Yonne – e continua a rendersi protagonista di furti e attività economiche fraudolente. Si trasferisce a Parigi, dove inizia ad attirare pazienti in studio con credenziali false, tanto da costruirsi un’ottima reputazione. Sul suo conto iniziano a girare voci su aborti illegali e prescrizioni eccessive di farmaci che creano dipendenza.
Durante la Seconda guerra mondiale, i cittadini francesi vengono arruolati per i lavori forzati in Germania. Petiot fornisce falsi certificati di invalidità a coloro che vengono arruolati. Inoltre, racconterà di essere stato coinvolto in attività di Resistenza durante il periodo dell’occupazione tedesca. Avrebbe, a suo dire, piazzato trappole esplosive in tutta Parigi e avrebbe collaborato con un gruppo di antifascisti spagnoli. Tutto ciò non è mai stato dimostrato.
Marcel Petiot diventa il "dottor Morte"
L’attività più redditizia di Marcel Pietot durante l’occupazione tedesca è la finta via di fuga. Conosciuto con il nome in codice di “Dr. Eugene”, finge di poter fare scappare dalla Francia tutte le persone ricercate dai tedeschi o dal governo di Vichy. Petiot sostiene infatti di poter organizzare un trasferimento per l’Argentina o per un altro Paese sudamericano attraverso il Portogallo. Il costo? 25 mila franchi a persona.
Ed è in questa fase che Pietot si trasforma nel “dottor Morte”. Con la scusa di sottoporre i fuggitivi a un vaccino particolare, inietta loro del cianuro. Una volta morti, sottrae loro ogni bene e si sbarazza dei corpi. Inizialmente li getta nella Senna, poi preferisce bruciarli e ridurli in cenere. In alcuni casi, si sbarazza delle vittime grazie a una sorta di camera a gas in miniatura, in cui le vittime vengono fatte sedere in attesa della vaccinazione.
La Gestapo viene a conoscenza di questa presunta via di fuga e costringe un prigioniero a lavorare sotto copertura. L’informatore entra in contatto con Petiot, ma scompare nel nulla. Insospettite, le autorità tedesche indagano più a fondo e arrestano alcuni complici del serial killer, che rivelano immediatamente l’identità del “Dr. Eugene”, che resta in carcere otto mesi perchè sospettato di aver aiutato gli ebrei a scappare.
I cadaveri delle vittime di Petiot vengono individuati nel marzo del 1944. I vicini di casa dell’uomo iniziano a lamentare un fetore nauseabondo nei pressi di casa sua, nonché grandi quantità di fumo che fuoriescono dal camino di casa. Temendo un incendio nel camino, la polizia allerta i pompieri che, una volta entrati in casa, devono fare i conti con un rogo in cantina, dove sono sparsi numerosi resti umani. Altri pezzi di cadavere vengono rinvenuti in una fossa riempita di calce viva nel cortile e in un sacco di tela. Sparsi nella proprietà ci sono valigie, vestiti e altri oggetti: per la precisione 72 valigie e 655 chili di oggetti vari, tra cui 1.760 capi di vestiario, tra cui: 21 cappotti di lana, 90 vestiti, 120 gonne, 26 borse, 28 completi da uomo, 33 cravatte, 57 paia di calzini, 43 paia di scarpe e un paio di pigiami per bambini.
La fuga, l'arresto e la morte
Marcel Petiot riesce a fuggire. Si nasconde a casa di amici, sostenendo di essere nel mirino della Gestapo per aver ucciso dei tedeschi. Poi va a vivere a casa di un paziente, si fa crescere la barba e adotta diversi pseudonimi. Durante la liberazione di Parigi del 1944 si fa chiamare Henri Valeri e si arruola nelle Forze dell’Interno francesi durante la rivolta. Diventa capitano, nonché responsabile del controspionaggio e degli interrogatori dei prigionieri.
Il 31 ottobre del 1944 Marcel Petiot viene individuato e arrestato. Ha con sé una pistola, oltre 30 mila franchi e decine di documenti d’identità fasulli. Il serial killer viene imprigionato nel carcere di La Santé e si professa innocente. Le autorità lo accusano di almeno 27 omicidi a scopo di lucro per un bottino totale di 200 milioni di franchi.
Processato il 19 marzo 1946, Petiot afferma di aver ucciso 19 delle 27 persone trovate nella sua abitazione ma parla di soldati tedeschi e collaborazionisti, in altri
termini di “nemici. Il tentativo di passare come un eroe della Resistenza non funziona: viene dichiarato colpevole e condannato a morte. Il 25 maggio del 1946 viene decapitato e sepolto nel cimitero di Ivry.