Cronaca internazionale

Risse e agguati contro gli ebrei: l'incubo islamista cala su Berlino

Dal 2015, Berlino sta vivendo una nuova stagione legata all'antisemitismo a causa dell'enorme numero di musulmani entrati nel Paese e che hanno portato il loro background incompatibile con un Paese tollerante

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Sono trascorsi quasi 100 anni dalla salita al potere di Hitler in Germania e dalla sua caduta è stato fatto un lungo lavoro per evitare che le atrocità che hanno segnato quel periodo potessero ripetersi. Invece, sembra esserci un nocciolo di antisemitismo a Berlino, che spaventa la comunità ebraica locale da quando nel Paese sono entrati oltre un milione di profughi musulmani. Italia Oggi rileva come ogni giorno nella capitale della Germania ci siano più di due atti di antisemitismo, che siano insulti, minacce o, perfino, aggressioni fisiche.

Casistiche di cui si parla troppo poco ma che nello scorso hanno portato a quasi 950 segnalazioni, delle quali circa 100 hanno avuto conseguenze fisiche per le vittime. Un fenomeno che non dev'essere sottovalutato. Questi numeri sono stati elaborati dalla Berliner Zeitung ma non fotografano il fenomeno nella sua interezza, limitandosi a evidenziare una parte dello stesso, quello maggiormente emergente, perché esiste una grande fetta di atti che non vengono denunciati e, stando alle stime, si parla di circa l'80% del totale dei casi che restano sommersi. Si tratta delle aggressioni che, pur essendo gravi nel concetto, non vengono considerate gravi al punto da allertare le forze dell'ordine per una segnalazione.

In questa specifica fattispecie rientrano soprattutto le risse tra i cittadini, in particolare tra i ragazzi, perché è principalmente nelle fasce di età più giovani che si registrano molti dei casi, con una particolare incidenza nelle scuole di Berlino. Negli istituti di ogni ordine e grado, infatti, pare ci sia una recrudescenza con aggressioni pressoché quotidiane, che non sono solo di tipo fisico. Anche per questo motivo vengono spesso derubricati ad atti di bullismo scolastico: dileggi, mobbing e aggressioni verbali sono quanto di più comune accade in una scuola di Berlino.

Che il fenomeno sia effettivamente diffuso, più di quanto non lo si percepisca, lo dimostrano le tante richieste di cambio scuola che, ogni anno, vengono avanzate dalle famiglie tedesche per i loro figli. Insegnanti e presidi preferiscono considerare tutto questo come semplici diverbi tra studenti ma sotto qualcosa di apparentemente innocuo, seppure profondamente sgradevole, sembrano bruciare altre braci. Ma quando ha iniziato a diventare nuovamente un problema tutto questo? Dalla fine della Seconda guerra mondiale, infatti, la Germania sembrava essere uscita da questo tunnel, nel quale è però ripiombata in una finestra temporale facilmente identificabile. Giardina, infatti, indica il 2015 come anno di svolta, di ritorno della paura di passeggiare a Berlino per gli ebrei.

Cosa è successo nel 2015? Il cancelliere Angela Merkel decise di non chiudere le frontiere della Germania e nel Paese si riversarono oltre un milione di migranti di fede musulmana, provenienti da una società meno tollerante, chiusa e sicuramente non abituata a convivere con il diverso.

I nuovi arrivati, molti dei quali siriani, hanno fomentato i giovani di orgine turca di seconda e terza generazione come in una catena che, se non viene spezzata ora, rischia di trascinare nuovamente la Germania in una spirale di violenza e antisemitismo che sarà poi difficile da eradicare.

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