Cronaca internazionale

Il mistero del superbanchiere cinese scomparso: cosa è successo a Bao Fan?

Uno dei più noti miliardari cinesi, Bao Fan, è scomparso. Negli ultimi giorni, il capo della China Renaissance Holding è risultato irreperibile

Il mistero del superbanchiere cinese scomparso: cosa è successo a Bao Fan?
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Che fine ha fatto Bao Fan? Il miliardario fondatore della banca d’affari cinese China Renaissance è scomparso da giorni. Lo scorso giovedì China Renaissance Hodlings ha dichiarato di non essere stata in grado di contattarlo in una nota depositata alla Borsa di Hong Kong, dove la società è quotata e dove, di conseguenza, i suoi titoli hanno subito un tracollo del 50% prima di chiudere a -28%. "Il consiglio non è a conoscenza di alcuna informazione che indichi che l'indisponibilità del signor Bao sia o potrebbe essere correlata agli affari o alle operazioni del gruppo, che continuano con normalità", si legge nel preoccupante comunicato.

La scomparsa di Bao Fan

Secondo quanto riportato dal sito Caixin, Bao non è andato in ufficio né è stato visto in pubblico da giorni. Ricordiamo che il banchiere è molto noto nel Paese per la sua partecipazione a importanti operazioni nel settore tecnologico, come le fusioni della cosiddetta "Uber cinese" Didi con Kuaidi, quella dei colossi del food delivery Meituan e Dianping e quella tra le piattaforme di viaggio Ctrip e Qunar.

Il media economico Yicai ha citato fonti dell'azienda che ipotizzano come la scomparsa di Bao "abbia qualcosa a che fare" con la vicenda che ha coinvolto il presidente della società, Cong Lin, arrestato dalle autorità cinesi nel settembre 2022.

Il signor Bao aveva lavorato presso Credit Suisse e Morgan Stanley prima di avviare Renaissance, proprio mentre il settore tecnologico cinese stava entrando in proprio. Il New York Times ha scritto che la sua figura condivide molte delle caratteristiche degli uomini d'affari recentemente presi di mira da Pechino: istruiti in Occidente, schietti e ricchi.

Sotto la presidenza di Xi Jinping, infatti, importanti dirigenti e uomini d'affari miliardari del settore privato della Cina sono stati arrestati per lo più nell’ambito di indagini anticorruzione.

L’identikit del banchiere

Bao, 52 anni, ha fondato China Renaissance nel 2005, riuscendo a mettere a proprio una struttura capace di gareggiare contro i colossi di Wall Street per il ricco settore delle commissioni da Ipo e delle operazioni di quaotazione sui mercati azionari. China Renaissance, non a caso, nel giro di pochi anni è diventata un’istituzione finanziaria globale, con oltre 700 dipendenti e uffici a Pechino, Shanghai, Hong Kong, Singapore e New York.

Ant Group, affiliata di Alibaba, è stato uno dei tre principali investitori in China Renaissance, che è stata sottoscrittrice dell'Ipo a Wall Street del gigante del ride-hailing Didi di giugno 2021, finita nel mirino della autorità cinesi.

L'operazione fu stroncata dalle autorità cinesi appena pochi mesi dopo la stretta voluta dal presidente Xi che a novembre 2020 aveva fatto naufragare l'offerta pubblica iniziale di Ant da 35 miliardi di dollari, che sarebbe stata la più grande della storia.

Fu colpito in seguito anche Jack Ma, azionista di controllo di Ant e fondatore di Alibaba, per mesi sparito da eventi pubblici e nel mirino delle indagini dell'Antitrust.

Un mistero avvolto nella nebbia

La scomparsa di Bao potrebbe essere collegata alle indagini su Cong Lin, presidente di Huajing Securities (una controllata di China Renaissance) fino all'inizio di questo mese, secondo il database dei registri aziendali Tianyancha.

L'ufficio di Shanghai della China Securities Regulatory Commission (la Consob cinese) ha affermato a settembre che Huajing aveva violato i requisiti della legge sui titoli in materia di governo societario, chiedendo a Cong di collaborare a un'indagine.

Il caso di China Renaissance ricorda un modello di indagini sui principali capi della finanza mandarina negli ultimi anni. Oltre a Ma, infatti, c'è il clamoroso arresto del 2017 a Hong Kong con un blitz della polizia cinese di Xiao Jianhua, il potente e temuto "broker della finanza rossa!, un gestore sino-canadese degli investimenti della leadership comunista.

La scorsa estate, dopo un lungo silenzio sulla vicenda, fu condannato a 13 anni di carcere con l'accusa di corruzione.

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