Colpita una nave cisterna, si allarga il fronte marittimo: cosa succede

L'imbarcazione è "affiliata ad Israele" e sarebbe stata colpita da un drone nell'Oceano Indiano. A seguito dell'attacco, è scoppiato un incendio a bordo. I ribelli yemeniti non hanno ancora rivendicato l'operazione

Colpita una nave cisterna, si allarga il fronte marittimo: cosa succede
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La crisi del commercio marittimo internazionale potrebbe essersi estesa ben oltre le acque del mar Rosso. Sabato 23 dicembre, una nave cisterna adibita al trasporto di prodotti chimici e battente bandiera della Liberia è stata colpita nell’Oceano Indiano, a circa 200 miglia nautiche dalla città di Veraval. Stando a quanto riportato dallo Uk marine trade operations (Ukmto), il vascello è “affiliato a Israele” e potrebbe essere stato colpito da un drone.

Sono stati segnalati alcuni danni strutturali ed è stata imbarcata acqua, ma non si registrano vittime”, si legge in una nota dell’agenzia. “Si consiglia alle navi di transitare con cautela e di segnalare qualsiasi attività sospetta”. Nessuno ha ancora rivendicato l’attacco, avvenuto a centinaia di chilometri dallo stretto di Bab al-Mandab e dalle aree protette dall’operazione americana “Prosperity guardian”. L’ipotesi che dietro l’assalto vi siano gli Houthi è la più probabile e questo segnerebbe un notevole ampliamento delle loro operazioni in un’altra area marittima molto trafficata. Il fatto che il vascello colpito si trovasse così lontano dalle coste dello Yemen, inoltre, sarebbe un’indicazione del fatto che i loro arsenali possono contare su velivoli senza pilota di qualità più elevata rispetto a quelli usati fino a questo momento.

Più volte, infatti, i ribelli filo-iraniani hanno lanciato degli Uav verso Israele, in particolare contro la città meridionale di Elat. Essa dista circa 1.800 chilometri dalla capitale yemenita San’a’. Tra il centro di potere degli Houthi e Veraval, il centro urbano indiano più vicino al punto in cui la nave è stata colpita, ve ne sono invece 2.500. Si potrebbe ipotizzare, dunque, che Teheran abbia fornito ai miliziani armi più avanzate, come i Shahed già impiegati dai russi in Ucraina, in modo da permettere loro di attaccare più settori e costringere i Paesi della coalizione guidata da Washington a disperdere le proprie navi, rendendo l’operazione di protezione meno efficace, o a impiegare più risorse.

La Repubblica islamica ha più volte dichiarato che i ribelli yemeniti stanno agendo in maniera indipendente, ma è molto forte il sospetto che siano gli ayatollah a muovere i fili degli attacchi alle navi mercantili. In particolare, a destare l’allarme è la presenza del cargo iraniano Behshad a nord dello stretto di Bab el-Mandeb. Il vascello è ancorato da due anni in una posizione strategica, che gli permetterebbe di monitorare il traffico nel mar Rosso e ipoteticamente segnalare agli Houthi quali bersagli attaccare.

Il suo ruolo non è stato ancora denunciato apertamente, ma dopo il dirottamento della Galaxy Leader a novembre in molti ritengono che i ribelli yemeniti abbiano avuto accesso a informazioni avanzate da una fonte esterna e, quindi, che il Behshad sia un ingranaggio fondamentale nelle operazioni dei servizi di Teheran.

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