Poco carburante e "abbandono nave": cosa succede alla flotilla ferma in rada

Da giorni le navi della flotilla sono ferme davanti alle sicure coste tunisine e siciliane: decine di attivisti se ne sono andati e ci sono problemi di rifornimento

Poco carburante e "abbandono nave": cosa succede alla flotilla ferma in rada
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La spedizione della flotilla sembra essersi arenata e per il momento procede di porto in porto. Gran parte delle navi sono ormeggiate in rada davanti alla Tunisia, altre sono in Sicilia, nella rada di Capo Passero. Quest'oggi alcune si sono mosse ma sembrano destinate a fermarsi davanti al capo di El Haouaria ma intanto hanno iniziato a perdere pezzi. Dopo aver cacciato la giornalista de "La Stampa", da loro definita "pericolosa" perché faceva il suo lavoro di cronista, tra gli attivisti sembrano iniziate le prime defezioni. Ci sarebbero molti imbarcati in meno in questi giorni sulla flotilla e la versione ufficiale riferisce che il calo di diverse decine sarebbe legato a motivi di "sicurezza".

In una nota, infatti, gli attivisti spiegano che "in previsione di condizioni sempre più ostili, siamo stati costretti a prendere la difficile decisione di ridurre la capacità di partecipanti su diverse imbarcazioni dirette a Gaza". Il riferimento è ai due presunti attacchi con droni, che secondo gli esperti potrebbero essere più realisticamente razzi di segnalazione sparati dalle stesse imbarcazioni e mal gestiti, che avrebbero modificato le condizioni di sicurezza. "I volontari hanno affrontato molte sfide, difficoltà e incertezze in parte a causa di attacchi deliberati contro la nostra missione e in parte per la portata enorme di questa iniziativa popolare e degli inevitabili errori di calcolo lungo il percorso", si legge ancora. Tuttavia, è più probabile che molti abbiano lasciato la nave per paura delle conseguenze minacciate da Israele o per dinamiche sgradite all'interno dell'organizzazione.

L'organizzazione vuole comunque esprimere "immensa gratitudine a coloro che sono intervenuti e hanno dimostrato con la loro presenza il loro impegno per questa causa imprescindibile. Stiamo lavorando a stretto contatto con tutti i partecipanti in profonda solidarietà durante questi cambiamenti, mentre restiamo fermamente impegnati a portare avanti la missione nei nostri Paesi di origine, guidando mobilitazioni coordinate e rafforzando ulteriormente il movimento globale di solidarietà per la Palestina".

Per altro, le barche che si trovano attualmente in Tunisia, che sono partite per lo più dalla Spagna, hanno ammesso di avr avuto "difficoltà logistiche e carenze di carburante, che hanno ritardato la nostra partenza verso Gaza". Insomma, la Global Sumud Flotilla non parte col piede giusto e sembra un'armata Brancaleone che temporeggia e che resta tranquilla in porto.

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