
I punti chiave
Una vera e propria rivoluzione in Regno Unito che per la prima volta è a lavoro per introdurre le carte d'identità digitali: si trattsa di una novità assoluta fortemente voluta dal primo ministro laburista Keir Starmer con la motivazione di "combattere l'immigrazione illegale" nel Paese scatenando non poche polemiche nel mondo politico britannico.
Cos'è la BritCard
Il nuovo documento d'identità digitale chiamato "BritCard", consentirà di verificare il diritto di un cittadino a vivere e lavorare nel Regno Unito e diventerà obbligatorio come prova del diritto al lavoro anche se le persone non saranno obbligate a portarlo con sé e nemmeno a esibirlo. Tra l'altro, si tratterà soltanto documento virtuale che si potrà conservare sul proprio smartphone e non sarà obbligatorio per tutti: i pensionati, per esempio, non ne avranno bisogno. L'ID digitale costituirà dunque la prova autorevole dell'identità e dello stato di residenza nel Regno Unito e includendo nome, data di nascita e una foto oltre ad altre informazioni sulla nazionalità e sullo stato di residenza.
Le parole di Starmer
"So che i lavoratori sono preoccupati per il livello di immigrazione illegale in questo Paese. Un confine sicuro e un'immigrazione controllata sono richieste ragionevoli, e questo governo sta ascoltando e soddisfacendo", ha affermato Starmer. "L'identità digitale rappresenta un'enorme opportunità per il Regno Unito. Renderà più difficile lavorare illegalmente in questo Paese, rendendo i nostri confini più sicuri". Insomma, secondo Starmer queste nuove carte d'identità elettroniche saranno la panacea di tutti i mali risolvendo il probelema dell'immigrazione e consentendo controlli più serrati.
Un vespaio di polemiche
La scelta di Starmer, però, sembra scontentare un po' tutti: da destra, sia la leader dell'opposizione Tory, Kemi Badenoch, sia Nigel Farage, alfiere di Reform Uk (partito trumpiano contro l'immigrazione che da mesi si trova in testa ai sondaggi), parlano di una mossa "disperata" da parte di sir Keir di fronte al fallimento imputato al suo Labour neomoderato rispetto alle promesse di una linea dura ai confini. I centristi liberaldemocratici, la sinistra laburista e altri esponenti progressisti e attivisti vari sono invece preoccupati per i rischi dei dati personali dei cittadini (e di una privacy improntata agli standard britannici) arrivando addirittura a parlare del timore di forme di controllo repressivo propri di uno "Stato autoritario".
Gli oppositori, infatti, temono che la BritCard possa portare a una "sorveglianza di massa" o a una "società dei checkpoint", dove ai cittadini verrà regolarmente richiesto di fornire un documento d'identità in molteplici situazioni. Gli esperti di sicurezza informatica, poi, sono scesi in campo criticando aspramente il sistema che consentirebbe agli hacker di estorcere denaro ai britanici.
Chris Linnell, responsabile della privacy globale dei dati presso Bridewell, ha affermato che i dati identificativi "costituirebbero collettivamente un bersaglio allettante" per i criminali informatici.
"Ogni organizzazione corre il rischio concreto di essere vittima di un attacco informatico, e i dipartimenti governativi non fanno eccezione. Data la natura dei dati che verrebbero conservati in un database centralizzato, l'infrastruttura sarà senza dubbio un bersaglio per gli hacker", ha dichiarato al Daily Mail.