Ha dedicato la sua vita agli scacchi, di cui è stato campione del mondo dal 1985 al 2000. Ora su Garry Kasparov è scattato un ordine di arresto in contumacia da parte del tribunale di Zamoskvoretsky a Mosca. L'accusa è apologia di terrorismo. E non poteva essere altrimenti, visto che da anni è un oppositore del Cremlino. Il reato di cui è accusato prevede una pena che può arrivare fino a sette anni di prigione. E, come il caso Navalny insegna, mai scherzare con chi ti rinchiude in galera perché sei un "oppositore".
Perché lo accusano di apologia del terrorismo? Il motivo principale è che Kasparov è tra i fondatori di un comitato contro la guerra in Ucraina. Ma non solo, più di una volta ha affermato che l'unica speranza democratica per la democrazia in Russia passa dalla sconfitta militare in Ucraina. Apriti cielo, per questo modo di pensare (libero) è considerato non solo un traditore ma addirittura un terrorista. Kasparov non si preoccupa più di tanto e da anni va avanti con le proprie coraggiose battaglie, come presidente della Human rights foundation (Hrf) e del Renew democracy initiative (Rdi).
Già in passato l'ex campione di scacchi è stato preso di mira dalla giustizia russa. Nell’aprile 2024 un tribunale ne ha ordinato l'arresto, sempre in contumacia, con l'accusa di aver dato vita ad una "comunità terroristica". Dal marzo 2025, inoltre, il suo nome è nella lista dei "terroristi ed estremisti", con la segnalazione di un procedimento penale in corso. Insomma, qualora dovesse rimettere piede sul territorio russo Kasparov, naturalizzato croato, perderebbe subito la libertà.
Kasparov ha cominciato a interessarsi alla politica e, più in generale, alla difesa dei diritti umani dopo il suo ritiro dall’attività agonistica, avvenuto nel 2000. Da tempo critico di Putin (lo accusa di essere un "dittatore fascista") nel 2008 tentò di candidarsi alle presidenziale russe ma dovette rinunciare avendo riscontrato l'ostruzione ostile che riceveva.
Nel corso degli anni è stato arrestato più di una volta. Nel 2007 fu liberato grazie all'intervento di un collega scacchista, l'ex campione Anatoli Karpov. Nel 2012, mentre protestava davanti al tribunale di Mosca per criticare il processo al gruppo punk delle Pussy Riot, finì di nuovo in cella.
Dopo quell’esperienza, intuendo che avrebbe rischiato di finire i suoi giorni in un carcere in Siberia, nella migliore delle ipotesi, decise di lasciare il suo Paese e di andare a vivere a New York, ottenendo poi la cittadinanza croata. Non ha mai cambiato idea su Putin: "Mi dà del terrorista? Per me è un onore".