Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato venerdì le dimissioni del suo capo di gabinetto Andriy Yermak, figura centrale del potere presidenziale e principale negoziatore nei colloqui con gli Stati Uniti. La decisione è arrivata poche ore dopo una perquisizione della sua residenza da parte delle agenzie anticorruzione ucraine.
Yermak era da anni uno dei più stretti collaboratori del presidente, nonché una delle figure più potenti del paese. La perquisizione si inserisce in un'indagine più ampia sullo scandalo delle tangenti sull'energia nucleare, presumibilmente gestito da un collaboratore del presidente ucraino fuggito dal Paese. "Gli inquirenti non hanno alcun ostacolo", ha detto Yermak: "Hanno avuto pieno accesso all'appartamento. Da parte mia c'è la massima collaborazione".
Secondo alcune indiscrezioni, Yermal si apprestava a partire per gli Usa per i negoziati di pace. Zelensky ha spiegato che le dimissioni sono necessarie per evitare divisioni interne e mantenere l’unità nazionale in un momento critico. A stretto giro è arrivata anche la nomina di Rustem Umerov, ex ministro della Difesa ucraino e attuale segretario del Consiglio per la Sicurezza Nazionale e la Difesa, nella guida alla delegazione ucraina che si è recata negli Stati Uniti per i negoziati sul piano di pace. Nella delegazione è confermato anche il capo degli 007 militari, Kirylo Budanov.
Yermak ha commentato la vicenda con poche parole piene di amarezza. "Vado al fronte e sono pronto a qualsiasi rappresaglia. Sono una persona onesta e perbene", ha detto al New York Post. "La mia dignità non è stata tutelata, nonostante sia a Kiev dal 24 febbraio 2022.
Pertanto, non voglio creare problemi a Zelensky, vado al fronte". Si è anche detto "disgustato" per le accuse che gli vengono rivolte, "ancora più disgustato dalla mancanza di sostegno da parte di coloro che conoscono la verità".