La lunga scia di sangue degli insegnanti in Corea del Sud: ecco cosa succede

In Corea del Sud decine di migliaia di insegnanti hanno organizzato uno sciopero di massa per protestare contro le diffuse molestie da parte di genitori prepotenti e studenti indisciplinati

La lunga scia di sangue degli insegnanti in Corea del Sud: ecco cosa succede
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In Corea del Sud decine di migliaia di insegnanti hanno organizzato uno sciopero di massa per protestare contro le diffuse molestie da parte di genitori prepotenti e studenti indisciplinati, le stesse due cause che hanno portato, nel corso degli anni, svariati membri del personale didattico a togliersi la vita. I manifestanti hanno chiesto al governo maggiori misure di sostegno per la loro categoria dopo l'ultimo episodio verificatosi lo scorso luglio, con il suicidio di un'insegnante 23enne di una scuola primaria, vittima di pressioni e abusi da parte dei genitori dei suoi alunni.

La protesta degli insegnanti

Nella sola capitale sudcoreana, Seoul, sarebbero scesi in piazza circa 50.000 insegnanti, mentre in tutto il Paese il numero avrebbe toccato quota 200mila. Il problema del bullismo (e della violenza) tra gli studenti in Corea del Sud è un fenomeno conosciuto e ben documentato. L'indignazione ha però raggiunto il punto di non ritorno con il citato suicidio di una giovane insegnante, ritrovato senza vita in dopo aver più volte espresso ansia per le denunce subite da parte dei genitori violenti dei suoi alunni.

Quella è stata la scintilla che ha fatto nascere il “movimento degli insegnanti”, i quali dal canto loro chiedono protezione e tutele. Da quel momento in poi, gli insegnanti hanno organizzato veglie e manifestazioni ogni fine settimana per piangere la morte del loro collega e chiedere un rafforzamento dei diritti, culminando in una manifestazione nel fine settimana a Seoul e in altre città del Paese. Le notizie degli ultimi giorni di diversi altri presunti suicidi di insegnanti hanno ulteriormente alimentato l’indignazione.

Bullismo e prepotenze

Di recente, due casi simili a quello citato avevano spinto i sindacati degli insegnanti sudcoreani a chiedere una revisione della legge sul welfare minorile, che contiene disposizioni di dubbia interpretazione sulla cui base gli insegnanti potrebbero essere ritenuti responsabili di abusi subiti dai loro studenti. La mobilitazione ha portato alla chiusura di almeno 37 istituti scolastici nel Paese, 11 dei quali nella sola capitale.

Durante i sei anni fino a giugno, ha sottolineato Reuters, circa 100 insegnanti delle scuole pubbliche si sono suicidati in Corea del Sud. Cinquantasette di loro insegnavano nelle scuole elementari, secondo i dati del governo. Il presidente Yoon Suk Yeol ha ordinato ai funzionari di ascoltare le richieste degli stessi insegnanti e di lavorare per proteggere i loro diritti, ha fatto sapere il suo ufficio.

Le autorità hanno avvertito che l'azione collettiva degli insegnanti per interrompere le lezioni era illegale e hanno minacciato misure disciplinari. Tuttavia, il sindacato degli insegnanti sudcoreani non è stato coinvolto nelle manifestazioni di lunedì, ha affermato il gruppo leader della protesta, Everyone Together As One.

I dati sui suicidi

La Corea del Sud ha il tasso di suicidio più alto tra i paesi sviluppati, come mostrano i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Ocse, con più di 20 persone su 100.000 che si tolgono la vita. Il ministero dell'Istruzione si è impegnato a prevenire episodi di punizioni di insegnanti per attività educative legittime e a migliorare la comunicazione tra insegnanti e genitori.

"Il numero delle denunce indiscriminate di abusi sui minori è in aumento, poiché i diritti degli studenti sono stati eccessivamente enfatizzati, mentre quelli degli insegnanti non sono stati rispettati. Sosterremo gli insegnanti affinché possano concentrarsi sull'istruzione, senza preoccuparsi di ricevere denunce indiscriminate di abusi sui minori", si legge in una nota del ministero.

Lo stesso ministero ha istituito una task

force per rafforzare le misure legali e garantire i diritti degli insegnanti, come ad esempio non rispondere alle telefonate dei genitori sui loro telefoni personali. Qualcosa, seppur lentamente, inizia a muoversi.

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