Cronaca internazionale

Il lato oscuro del pop coreano. Suicida un'altra star di 25 anni

Lui è Moonbin, della band degli Astro, diventato famoso a 11 anni e ultimo di una serie di casi choc

Il lato oscuro del pop coreano. Suicida un'altra star di 25 anni

Un altro bambino prodigio bruciato dal successo. Stavolta si tratta di Moonbin, 25 anni, membro del gruppo musicale Astro e star del K-pop, la musica pop sudcoreana che, oltre al Giappone e alla Cina, ha stregato anche gli Stati Uniti. «Il 19 aprile, il membro degli Astro Moonbin ha lasciato il nostro mondo in modo improvviso, diventando una stella del cielo» ha riferito la sua etichetta discografica Fantagio. Secondo i primi rilievi svolti dalla polizia, Moobin si sarebbe suicidato. Sulla salma è stata disposta l'autopsia. Non sono stati rivelati i particolari del decesso, ma si chiede a tutti «di astenersi da chiacchiere speculative e maldicenti», ha aggiunto la casa discografica.

Secondo i media nazionali, che citano le forze dell'ordine, Moonbin (all'anagrafe Moon Bin) è stato trovato privo di vita nel suo appartamento sito nel quartiere elegante di Gangnam, nella capitale Seul. Già attore, modello e ballerino, tanto da aver guadagnato il successo a 11 anni in una fiction tv, Moonbin si era unito agli Astro nel febbraio 2016. Anche la sorella Moon Sua è una cantante di K-pop e fa parte del gruppo femminile Billlie dal 2021.

Prima dell'ultimo concerto, l'8 aprile, il ragazzo pare si fosse sentito male. Al suo manager aveva parlato di nausea. Ma alla fine si era partito lo stesso alla volta di Bangkok, Thailandia. «Ho passato un brutto periodo ultimamente - aveva detto ai fan - Ve ne sarete accorti da come mi sono esibito questa sera, cerco di uscirne un poco alla volta. Ho scelto questo lavoro e ci sono delle regole: debbo essere felice per farvi felici».

Moonbin riporta alla ribalta il tema della gioventù sudcoreana e della sua salute e del suo benessere mentale. Il Paese è infatti il primo tra i Paesi Ocse, cioè tra i Paesi sviluppati, per numero di suicidi. Come se non bastasse, gli idoli delle nuove generazioni vivono a loro volta un altro tormento, a causa della pressione enorme cui sono sottoposte le giovani celebrità del pop coreano, tra le quali si sono registrati diversi casi di suicidio negli ultimi anni. Nel 2019 si sono tolte la vita Goo Hara e Sulli, rispettivamente 28 e 25 anni. Si trattò di due casi scioccanti perché, oltre che protagoniste del K-pop, le due giovani erano molto amiche e si erano suicidate a poche settimane di distanza una dall'altra, trascinate dalla stessa depressione. Entrambe, tra l'altro, erano rimaste vittime di «revenge porn», di un filmato pornografico diffuso in Rete dagli ex fidanzati, i cui casi erano finiti in tribunale e si erano chiusi con il carcere per i ragazzi delle due star. Ancora prima, nel 2017, era stata la volta invece di Jonghyun, solista degli Shinee, trascinato in una spirale discendente dalla depressione.

Alle star sudcoreane è praticamente vietato avere una vita privata, avere amori fuori dai riflettori, perché questo potrebbe danneggiare la loro immagine davanti ai fan. Anche l'età è un fattore molto condizionante. Dopo i trent'anni, vengono considerati già troppo vecchi per l'industria musicale.

Anche per questo, come altri prodigi del mondo dello spettacolo, si «bruciano», in tutti i sensi, sempre più giovani, arrivati al successo troppo presto e troppo in fretta.

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