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Il relitto, la clausola di morte, la tragedia: i turisti implosi nel sommergibile

Il 18 giugno 2023, il Titan, gestito dalla società privata statunitense OceanGate, è imploso in acque internazionali nell'Oceano Atlantico settentrionale. Per imbarcarsi, i passeggeri avevano pagato 250mila dollari ciascuno

Il relitto, la clausola di morte, la tragedia: i turisti implosi nel sommergibile Titan

Volevano vivere un’esperienza indimenticabile: raggiungere i 3800 metri di profondità sotto il livello del mare, per visitare il relitto del Titanic, la nave affondata nel 1912 al largo dell’Oceano Atlantico, ma sono andati incontro alla morte. Il 18 giugno 2023, il sommergibile Titan, gestito dalla società privata statunitense OceanGate, implode in acque internazionali nell'Oceano Atlantico settentrionale. Perdono la vita le cinque persone a bordo: il miliardario britannico Hamish Harding, 58 anni, Paul-Henry Nargeolet, 77 anni, uno dei maggiori esperti al mondo di Titanic, che nel 1987 aveva guidato il Nautilus, piccolo sottomarino che confermò la presenza dei resti del Titanic, individuati per la prima volta nel 1985. Il ceo della OceanGate, Stockton Rush, 61, alla guida del batiscafo, il magnate di origini pakistane Shahzada Dawood, 48, e il figlio Suleman Dawood, 19.

Il viaggio del sommergibile inizia il 16 giugno 2023, quando lascia il porto di Saint John, nell'isola canadese di Terranova, a bordo della motonave Polar Prince, della Marina militare canadese. Dopo aver navigato per circa 640 km, il giorno dopo il sommergibile raggiunge le vicinanze del sito dove si trova il relitto del Titanic. Il 18 giugno, alle sette della mattina, inizia l’immersione, comunicando ogni 15 minuti con la nave madre. Dopo un’ora e 45 minuti, dal sommergibile non arriva più nessuna comunicazione. Alle 14 sarebbe dovuto risalire in superficie, alle 16:40 la Guardia costiera statunitense viene informata della scomparsa. Lungo quasi 7 metri e alto 2,5 metri, in passato il Titan era stato usato per la produzione di film, documentari, per escursioni turistiche e per testare hardware e software negli abissi oceanici. Il mezzo, che era in grado di trasportare un carico di 685 chilogrammi, comunicava con l’esterno attraverso la costellazione satellitare Starlink, di proprietà del magnate Elon Musk.

Le critiche alla qualità del natante

joystick Titan

Dopo la tragedia, si sono sollevate critiche e polemiche sulla qualità del natante: costruito in fibra di carbonio, meno costoso del titanio e meno robusto, dotato di quattro motori, pesava 10432 chilogrammi. Per pilotarlo, era stato usato un controller per videogiochi, un semplice joypad modificato, un gamepad F710 della Logitech. Inoltre, l’oblò dal quale si poteva vedere il fondale era di plastica. Ma non è tutto: viste le dimensioni, lo scafo avrebbe dovuto essere sferico, anziché cilindrico. I parenti di Nargeolet hanno riferito ai media che l’ingegnere sarebbe stato molto scettico sul viaggio. Pare, infatti, che non si fidasse della sicurezza di questo nuovo sottomarino, ma si sarebbe imbarcato lo stesso perché affascinato dalla spedizione.

Le ricerche e l'implosione

titan

Il 20 giugno, la Guardia Costiera canadese e quella statunitense danno il via alle ricerche a 4000 metri di profondità, in un area di circa 26000 chilometri quadrati. Sono ore di attesa e speranza, in cui gli equipaggi impiegati nelle ricerche non si concedono neppure una pausa. Una corsa contro il tempo, nella speranza di trovare vivi i passeggeri. Il giorno dopo, vengono captati alcuni rumori provenienti dal fondale oceanico, un segnale che fa sperare in un epilogo positivo. Oltre alle navi, tra i mezzi impiegati per le operazioni di ricerca, figurano anche 8 aerei militari. E ancora, un drone acquatico in grado di catturare immagini nitide a oltre 6000 metri di profondità e un robot capace di scansionare punto per punto il fondale dell'Oceano Atlantico. Nonostante questo spiegamento di forze, dopo due giorni le speranze di trovare vive le cinque persone a bordo del sommergibile sono pressoché vane, perché si stima che l'ossigeno disponibile a bordo del natante sia ormai esaurito e che i passeggeri siano morti istantaneamente. Il 28 giugno, un sottomarino a comando remoto, guidato dalla nave canadese Horizon Arctic, ritrova alcuni detriti del Titan a circa 500 metri dalla prua del relitto del Titanic: è la prova quasi certa dell’implosione. Lo stesso giorno, durante una conferenza stampa, la Guardia costiera statunitense conferma che la causa della tragedia è stata un "catastrofico danno alla camera di pressione”. I detriti includono un telaio d'atterraggio, una copertura posteriore, l'oblò con la finestra mancante, un anello di titanio e un tappo di chiusura, anch'esso in titanio.

I retroscena sui passeggeri

Intanto, nei giorni successivi alla tragedia, emergono dettagli e retroscena sui passeggeri che hanno perso la vita sul Titan. Tra loro risulta Shahzada Dawood, vicepresidente della Engro Corporation, specializzata nella produzione di fertilizzanti, tra le persone più ricche del Pakistan, e suo figlio Suleman, il più giovane delle vittime. Entrambi cittadini britannici, vivevano a Surbiton, nel Surrey. Azmeh Dawood, rispettivamente sorella e zia dei due uomini, raggiunta dai cronisti, ha raccontato che il fratello Shahzada aveva comprato un biglietto di 250mila dollari per far vivere al figlio una esperienza indimenticabile. Eppure, stando a quanto raccontato dalla donna, il giovane Suleman quel viaggio non voleva farlo, era terrorizzato dall’idea di calarsi a circa 4000 metri di profondità sotto il livello del mare, ma ha accettato di vivere quell’esperienza per compiacere il padre. Inoltre, il New York Times ha scoperto che Wendy Rush, moglie di Stockon Rush, CEO di OceanGate nonché pilota del sommergibile Titan, sarebbe la discendente diretta di Isidor Straus, magnate della vendita al dettaglio che nel 1912 perse la vita insieme alla moglie Ida a bordo del Titanic. I sopravvissuti al disastro raccontarono che Isidor non volle salire sulle scialuppe di salvataggio perché a bordo del Titanic c’erano ancora tante donne e bambini da salvare. La moglie, allora, decise di rimanere con lui. La loro storia d’amore venne raccontata anche nel “Titanic”, celebre pellicola cinematografica di James Cameron, con la coppia ritratta nella cabina mentre la nave sta per affondare.

Una clausola che parla di morte

Quanto al sommergibile Titan, lo scorso ottobre la Guardia costiera statunitense ha annunciato di aver recuperato i resti del natante e delle vittime. L’operazione è stata guidata dagli ingegneri della sicurezza della Commissione investigativa sugli incidenti marittimi della Guardia costiera americana. Intanto, l’OceanGate, la società proprietaria del sottomarino, a luglio ha annunciato la sospensione delle missioni, alcune delle quali si sarebbero dovute svolgere nel giugno 2024. Prima di questa tragedia, mai nessuno era morto all’interno di un sottomarino. Eppure, che il Titan non fosse sicuro doveva essere già chiaro ai passeggeri, dal momento che alcune persone che in passato si sono imbarcate su questo sommergibile hanno raccontato di aver firmato un contratto in cui veniva citata più volte la parola “morte”, come un rischio al quale si poteva andare incontro.

Secondo una clausola del contratto, riportato da un ex passeggero, il Titan veniva descritto come “nave sommergibile sperimentale che non è stata approvata o certificata da alcun organismo di regolamentazione e potrebbe provocare lesioni fisiche, disabilità, traumi emotivi o morte”.

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