Ci sono dei racconti che vale la pena ascoltare in presa diretta. Ed è forse anche difficile mettere per iscritto quelle emozioni, quei momenti, il panico, il terrore, i miliziani di Hamas che rastrellano casa per casa alla caccia di israeliani. È il dolore della guerra. È la paura del conflitto. Un incubo che Daniel Lanternari ieri sera ha raccontato a Nicola Porro dalla sua casa al confine Sud di Israele, a pochi passi dalla Striscia di Gaza, poche ore dopo l'attacco di Hamas che ha sorpreso l'esercito e il Mossad, mostrando al mondo le debolezze dell'unica democrazia del Medio Oriente. L'11 settembre di Israele.
Lanternari parla dalla sua casa da poco liberata dalle forze israeliane. "Dalle 6.30 della mattina siamo stati nella camera antirazzo, chiudendo sia la finestra che la porta. Abbiamo visto una quindicina di miliziani dalla mia finestra venire verso la nostra casa e venire a sparare abbiamo chiuso tutto". La voce di Daniel sembra tranquilla, quasi eccessivamente equilibrata per chi poche ore prima ha rischiato la vita con i propri figli e la propria moglie. "Fuori stava bruciando tutto. I miliziani erano di fronte a casa mia, armati di kalashnikov, vestiti di verde con la fascia bianca in testa. Quando ci siamo chiusi nella camera, abbiamo iniziato a sentire grida in arabo, fischi, pallottole che colpivano i nostri muri".
La camera di sicurezza, che in Israele quasi tutte le case hanno, soprattutto quelle al confine con i territori palestinesi, è stata la loro salvezza. "C'è una finestra, fatta con lastre di piombo ed antimissile. Hanno provato ad aprirla da fuori e non ci sono riusciti. Ma lì ho avuto paura. Hanno sfondato la porta di casa, hanno provato a entrare nella camera di sicurezza, ma non ci sono riusciti. Sembra un film, ma è la vita".
Un dramma difficile da comprendere. Un rastrellamento porta a porta. "Sono passati un tutte le case", racconta Daniel. "Poi l'esercito israeliano è passato per capire se ci fossero ancora miliziani nascosti o se avessero messo bombe in casa. A quel punto siamo usciti e abbiamo trovato la casa distrutta: hanno preso le mie due auto, ma non mi interessa. L'importante è la nostra vita". Ora i residenti del kibbutz dove vive Daniel con la sua famiglia sono stati radunati nei bunker antimissile. I combattimenti nel Sud di Israele continuano: ci sono ancora militari di Hamas che combattono. A Daniel è andata bene: fonti dei media israeliani parlano di qualcosa come 750 dispersi e quasi 200 ostaggi detenuti da Hamas, chi nella Striscia e chi ancora in territorio israeliano. "Sono passati casa - ripete Daniel - ci sono feriti e dispersi, ma non posso dare altre informazioni".
Il vero dramma sta tutto nell'invasione via terra. "Finché si limitano al lancio di razzi, si ha poco tempo per andare nei rifugi ma ci siamo abituati. Ma questa volta sono venuti, ti cercano per ucciderti: è stata tutta un'altra cosa". Intanto Tel Aviv ha dato 24 ore di tempo per liberare l'area intorno all'enclave islamica in Palestina. Il conflitto rischia di allargarsi: dal Libano sono partiti razzi di Hezbollah contro Israele, missili e artiglieria cui l'esercito ha già risposto.
C'è grande apprensione per le mosse di Iran (che avrebbe sostenuto il blitz di Hamas), Iraq e Giordania. "È stato un attacco senza precedenti - conclude Daniel - È stato studiato. Hanno sviluppato i loro sistemi di guerra. L'esercito avrebbe dovuto essere più pronto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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