
A circa 24 ore di distanza dall'episodio di Olbia, un nuovo caso di decesso potenzialmente ricollegabile all'utilizzo del taser da parte delle forze dell'ordine torna ad occupare le pagine di cronaca: in questo caso la vittima è un albanese di 41 anni, morto nella serata di ieri, domenica 17 agosto, a Sant'Olcese, piccolo comune della città metropolitana di Genova sito nell'alta val Polcevera lungo il torrente Sardorella. Questi due casi si aggiungono a quello dello scorso 3 giugno, quando a morire fu il 30enne Riccardo Zappone, colpito con lo storditore elettrico a Pescara e deceduto poco dopo esser stato trasportato in questura.
Cosa è accaduto
Gli inquirenti stanno cercando di comprendere se vi sia una connessione tra la tragedia e l'uso del dispositivo elettrico ad opera dei carabinieri: il sospetto è che possa essere stato lo storditore a provocare l'arresto cardiaco risultato fatale per il 41enne. Il pubblico ministero Paola Calleri aprirà nelle prossime ore un fascicolo con l'ipotesi di reato di omicidio colposo, autorizzando l'esecuzione degli esami autoptici per individuare con maggiore precisione le cause del decesso dell'uomo: le indagini sul caso sono ora affidate all'aliquota dei carabinieri di palazzo di giustizia.
Stando a quanto emerso finora, gli uomini dell'Arma sarebbero stati contattati nella serata di domenica 17 agosto dai vicini di casa dell'albanese, allertati a causa di forti rumori e schiamazzi provenienti dall'interno della sua abitazione. Dalla centrale sono state inviate sul posto due pattuglie, e quando i militari sono riusciti ad avere un confronto col 41enne lo hanno trovato in un evidente stato di agitazione e alterazione psico-fisica, presumibilmente conseguenza del consumo di alcolici.
Uno dei carabinieri intervenuti ha quindi impugnato il taser in dotazione per esplodere un colpo in direzione del facinoroso: in questo caso, tuttavia, i dardi avrebbero solo raggiunto di striscio sia l'obiettivo che un collega. Lo stesso militare avrebbe pertanto sparato una seconda volta, senza riuscire neppure in questo caso a ottenere alcun risultato.
Secondo la ricostruzione ufficiale, pertanto, il taser sarebbe passato nelle mani di un secondo militare, che avrebbe sparato un colpo per la terza volta, centrando l'albanese. Sono stati gli stessi carabinieri a contattare il 118 e a richiedere l'invio di un'ambulanza, ma quando i soccorritori sono intervenuti per cercare di rianimare il 41enne era ormai troppo tardi e non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.
Carabinieri indagati a Olbia
Nel frattempo i due carabinieri intervenuti a Olbia lo scorso sabato 16 agosto per rispondere alla chiamata dei cittadini che avevano segnalato delle aggressioni ad opera di un uomo nel rione di Santa Mariedda, sono stati iscritti nel registro degli indagati: si tratta del militare che ha utilizzato materialmente lo storditore elettrico per bloccare Demartis e del capo pattuglia.
È una procedura dovuta, dal momento che il procuratore di Tempio Pausania Gregorio Capasso ha aperto un fascicolo per far luce sulla morte del 57enne Gianpaolo Demartis predisponendo l'esecuzione dell'autopsia con l'obiettivo di
risalire alle cause del decesso dell'uomo e comprendere la connessione con l'utilizzo del taser da parte dei militari. I familiari del 57enne hanno al momento confermato che il loro congiunto era cardiopatico.